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" Incipit Vita Nova"

 

Tutto quello che avreste voluto sapere sul cane e non avete mai osato chiedere

» 1 _Quando portare a casa il cucciolo?

» 2 _Il trasporto e l’ipotesi del primo impatto

» 3 _Come fare con la macchina?

» 4 _IL cibo…quanto, quando, come?

» 5 _Come fare per i suoi bisognini?

» 6 _ Il cucciolo può uscire?

» 7 _Devo andare a lavorare…come faccio con il cucciolo?

» 8 _Il collare e il guinzaglio sono proprio necessari?

» 9 _Da dove e come iniziare: Della forza e dell’Amore

» 10_Il gioco…quanto, come e perché?

» 11_Educazione? Serve punire il cucciolo? Serve premiare il cucciolo?

» 12_Quante coccole? Il cucciolo mi ringhia…perché e cosa fare? Perchè reagisce ai miei rimproveri?

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» Note: Associazioni indesiderate

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“Incipit vita nova!

Tutto quello che avreste voluto sapere sul cane

e non avete mai osato  chiedere

 

Galateo per giovani “canidi metropolitani”

…apprendisti della umana “contraddizione”

 

L’arrivo del cucciolo nella nuova casa:

 

1  _Quando portare a casa il cucciolo?

2  _Il trasporto e l’ipotesi del primo impatto

3  _Come fare con la macchina?

4  _IL cibo…quanto, quando, come?

5  _Come fare per i suoi bisognini?

6  _Il cucciolo può uscire?

7  _Devo andare a lavorare…come faccio con il cucciolo?

8  _Il collare e il guinzaglio sono proprio necessari?

9  _Da dove e come iniziare: Della forza e dell’Amore

10_Il gioco…quanto, come e perché?

11_Educazione? Serve punire il cucciolo? Serve premiare il cucciolo?

     Serve portarlo a scuola? ...quando, come, perché?

12_Quante coccole?

      Il cucciolo mi ringhia…perché e cosa fare?

      Perchè reagisce ai miei rimproveri?

 

13_Appendice

_A proposito dell’Addestramento e dell’Educazione e alle insidie del metodo

 

 

 

 

1_Quando portare a casa il cucciolo?

 

Per prima cosa sappiate che l’Allevatore non ha mai fretta di “liberarsi” del cucciolo!

Se il ritiro è previsto a 60 giorni  è perché il periodo tra l’8° e la 10° settimana  è per il cucciolo biologicamente il momento migliore per lasciare la cucciolata e per iniziare l’interazione con il nuovo mondo umano.

La consegna precoce, ovvero sotto i 45° giorni può portare a seri problemi comportamentali di varia natura e molto dipendente dal lavoro fatto in precedenza dall’Allevatore, della cui professionalità, però, se già, acconsente alla consegna del cucciolo, nonostante non abbia ancora l’età adatta per lasciare i fratellini, c’è molto da dubitare.

Lo stesso E.N.C.I. (Ente Nazionale Della Cinofilia Italiana) che una volta imponeva che i cuccioli non lasciassero l’Allevamento prima dei 55 giorni oggi pone tale limite a 60 giorni.

Però anche la consegna dei cuccioli oltre questa data è spesso controproducente, perché, il nuovo proprietario, perde una delle più importanti opportunità, offertagli dalla natura, per interagire con il cucciolo e dare allo stesso la possibilità di fare conoscenza, nel momento migliore e più adatto del suo sviluppo, appositamente deputato a facilitare tale tipo di esperienza, con un nuovo e più complesso ambiente di vita che un domani gli dovrà apparire del tutto naturale.

Se il cucciolo rimane in Allevamento oltre i 60 giorni la corretta socializzazione e la qualità degli stimoli ambientali è affidata alla ricchezza di stimoli e di variazioni ambientali offerte dall’Ambiente di Allevamento e dal impegno che l’Allevatore può dedicare ad ogni singolo cucciolo, iniziando, proprio in questo periodo, una sezione del loro sviluppo dedicata alla formazione individuale di ciascuna singola personalità.

Questo periodo, particolarmente adatto all’introduzione del cucciolo nel mondo umano, corrisponde alla Fase della Socializzazione, che si svolge tra 8°à12° settimana, ovvero dal 48° giorno al 84°giorno di vita, un Periodo chiamato anche per questo, appunto, “critico” o “sensibile”, dove il cucciolo è, per sua natura, particolarmente spinto a conoscere il mondo e ad imparare un “galateo”, specie-specifico, rivolto ai suoi consimili ed esteso, automaticamente, attraverso un idoneo imprinting, anche all’uomo.

Per il cucciolo ora è il momento di conoscere il suo nuovo ambiente, e farsi un’idea il più completa e ricca possibile della complessità di stimoli e situazioni esistente nel mondo umano.

Se perdete questo momento la capacità di apprendimento, soprattutto quella rivolta alle buone maniere e a saper relazionarsi socialmente con i consimili, uomo compreso, si atrofizzerà considerevolmente e il recupero del tempo perso non sarà per niente facile e comunque non porterà mai a risultati ottimali, e, per il cucciolo, l’approccio con le novità non saranno mai spontanei,naturali e sereni ma vi sarà sempre una certa resistenza da superare, dovuta alla chiusura mentale e alla sfiducia verso questo tipo di nuove esperienze

Se, invece, affronterete preparati questo periodo partecipandovi attivamente e rendendovi disponibili, come sostituti Genitori-Guida, ad interagire con il vostro cucciolo, attraverso il gioco, e l’organizzazione attenta della giornata e vi armate di un po’ di inventiva che sviluppi una complicità sufficientemente interessante, avrete già posto una solida base al rapporto futuro con lui e alla possibilità che egli interagisca in modo adeguato con il nuovo Ambiente, sempre più complesso, che lo aspetterà.

Se vi interessa approfondire il significato delle Fasi Giovani e in particolar modo quello della socializzazione (cliccate qui).

 

2_Il trasporto e l’ipotesi del primo impatto

 

Il ritiro dall’Allevamento è un momento importante e vale la pena cercare di aiutare il cucciolo a vivere questa esperienza nel miglior modo possibile in quanto sarà la prima volta che uscirà “realmente” dal suo Ambiente e dovrà affrontare la sua “prima” esperienza con il viaggiare in macchina.

Per ovvie ragioni sarà meglio aver programmato il suo arrivo ed essere riusciti a ritagliare qualche giorno di disponibilità a seguire l’arrivo del cucciolo con una certa continuità della vostra presenza e, in tal senso, una oculata scelta, se cade giusta con l’età del cucciolo, è programmare il suo ritiro per il settimana in modo da avere qualche giorno di libertà da impegni di lavoro.

Ritirate preferibilmente il cucciolo alla mattina in modo di avere una giornata il più lunga possibile da trascorrere insieme a lui cominciando subito ad organizzarla adeguatamente al fine di poter mettere a proprio agio il cucciolo e fargli conoscere la sua nuova dimora.

Così il cucciolo potrà affrontare le novità con la luce del giorno, molto più rassicurante che il buio e la solitudine della notte, e che vi permetterà già di incominciare a fargli conoscere le varie zone della casa e del giardino, compreso il suo posto di riposo, quello dei giochi e del mangiare e gli avrete già dato la possibilità di interagire allegramente e attivamente con voi e il resto della famiglia.

Arriverete, così, alla sera che il cucciolo riconoscerà il suo posticino dove dormire in un momento in cui sarà certamente talmente stanco ed esausto che la prima notte passerà del tutto indisturbata con una “super” dormita, rilassata, nel suo nuovo, ma già conosciuto, giaciglio che diventerà presto il suo territorio di 1° grado.

L’Allevatore avrà già provveduto a far sì che il cucciolo sia a digiuno, almeno dal pasto più vicino all’ora del ritiro, e, in ragione anche alla distanza da percorrere, avrà preso anche la precauzione di dare al cucciolo un prodotto anti nausea per evitare che il cucciolo viva subito una “brutta” esperienza di “mal d’auto”, provocata dalla tensione e dall’agitazione per la nuova esperienza, con la malaugurata possibilità che al cucciolo venga l’istinto di vomitare, incrementando così ulteriormente il suo disagio generale e fissando già una esperienza alquanto negativa della macchina.

La cosa migliore è venire con un accompagnatore in modo da poter demandare la guida dell’automobile a terzi e tenere personalmente il cucciolo in braccio per trasmettergli una maggiore sicurezza e stabilità.

Vi è, inoltre, una credenza, che, personalmente, credo si fondi su di una verità concreta, che attribuisce all’esperienza del primo viaggio (vedi: legame di paura) il fissarsi di un sodalizio particolarmente profondo tra cucciolo e chi lo tiene in braccio che rimarrà per sempre impresso nella memoria del cane come un’impronta indelebile (Imprinting).

Ovviamente questa è un’esperienza molto forte per il cucciolo, dove trovare conforto in una figura sostitutiva di quella materna o paterna è di fondamentale importanza e crea già una “fiducia originaria” del nuovo rapporto con l’essere umano, designato a nuovo genitore, e che, se riconfermata nella sua qualità, potrà essere determinante per tutte le future esperienze vissute insieme.

Se vi interessa approfondire il significato dell’imprinting (cliccate qui).

 

3_Come fare con la macchina?

 

Se il primo viaggio in macchina si è svolto abbastanza serenamente e il cucciolo non ha avuto particolari esperienze negative è bene che si abitui il cucciolo fin da subito al uso di tale mezzo se si vuole che con esso il cane abbia una relazione felice.

Per abituare il cucciolo alla macchina è necessario che si faccia spesso uso di essa, anche se non vi è la reale necessità, associando tale evento con un esperienza felice come il giretto nel parco, il portare i bambini a scuola ecc. e comunque con qualcosa che sia un riferimento positivo e piacevole per il cucciolo in modo che l’associazione con la macchina sia positivamente riferita a questi eventi felici.

Magari inizialmente fate tratti brevi o addirittura, nei casi più sensibili, con la macchina ferma, e in momenti lontani dai pasti, in modo tale che l’agitazione non produca nausea con possibilità della cattiva esperienza di vomitare il cibo appena mangiato.

Se pensate di usare un trasportino anche per il trasporto in macchina, cosa che, per altro, è molto vantaggiosa da molti punti di vista sia di praticità che di sicurezza, abituate il cucciolo prima al trasportino in casa e poi trasferite questa esperienza alla macchina.

Se dovete fare un viaggio lungo e non potete evitare di portare con voi il cucciolo, non ancora abituato, evitate di dargli da mangiare prima e, se conoscete già la sua sensibilità alla macchina,  parlatene con il Veterinario che vi indicherà un prodotto contro il malessere del tutto privo di effetti collaterali negativi.

La macchina deve essere, e di solito lo è, un piacere per il cane e stà a voi rendere questa esperienza tale.

Un altro aspetto negativo, però, di tipo comportamentale,  che riguardante il disagio del cane in macchina, può dipendere, soprattutto nel giovane cane o in quello adulto, da problemi di carattere sociali, ovvero, legati al Ruolo del cane nella gestione famigliare e alla sua posizione gerarchica conquistata all’interno di essa.

Cani troppo dominanti e che hanno conquistato un Ruolo sociale da Leader trovano spesso notevole disagio in macchina, risultandogli questa condizione del tutto ingovernabile e frustrante e trovano pace solamente dopo aver scaricato la loro ansia attraverso un continuo abbaio e una super eccitazione espressa attraverso il correre su e giù per il sedile posteriore della macchina o nello spazio deputatogli, dietro, nello Station Wagon.

Qualche volta in questi soggetti, anche se non appartenenti a razze aggressive, si scatena una reazione di aggressività territoriale e di manifestazione di comportamenti di difesa, abbastanza impressionante, che, però, normalmente, svaniscono appena il cane esce dalla macchina.

 

Il cane è un Sistema Organico, biologicamente portato all’apprendimento ed è in continua attenzione rivolta all’Ambiente e alla Ricezione degli Stimoli che in esso, volontariamente o involontariamente, si manifestano.

Le risposte che continuamente l’Ambiente e noi diamo al cane, siano esse volute o casuali, diventeranno il suo bagaglio informatico di esperienze vissute e che condizioneranno, a loro volta, quelle ancora da avvenire.

Quindi la responsabilità del proprietario nell’accompagnare il cucciolo in questa avventura è veramente notevole e di considerevole importanza e spesso può fare la differenza nella qualità della formazione finale della personalità del cane adulto e della sua capacità d’interagire con la complessità del mondo umano.

 

4_IL cibo…quanto, quando, come?

 

(Vedi: Alimentazione Retriever)

 

Il “pasto quotidiano” è un’occasione che ci permette di unire l’utile al dilettevole in quanto è un evento necessario a cui siamo legati inevitabilmente, nel cucciolo fino a 5 mesi, 3 volte al giorno e per il giovane cane, da 6 mesi in poi, 2 volte al giorno.

 

Il momento del “pasto” è sempre un momento speciale, particolarmente piacevole e di grandi implicazioni  sociali, normalmente molto trascurato come tale e più che altro vissuto banalmente come un semplice dovere del proprietario nei confronti delle necessità fisiologiche del cucciolo.

Invece questo è un momento dove possiamo impostare una notevole quantità di presupposti utili in futuro alla nostra relazione con il cane adulto.

Il “pasto” è per il cane un momento importante e le associazioni vissute in relazione ad esso possono essere molto significative e divenire associazioni molto forti e con caratteristiche molto fissate da un punto di vista delle relazioni sociali tra proprietario e cane.

Il “pasto” è desiderio “primario” e la motivazione alimentare di questa occasione può produrre forti esperienze positive o negative per il nostro rapporto di Gruppo.

Sarà il proprietario, come Genitore-Leader, a consegnare la ciotola con il cibo, oppure, comunque, in sua assenza, sarà qualcuno del Gruppo famigliare a farlo, e non potrà certo decidere il cane quando, quanto e come prendere il cibo …come farebbe in natura attraverso la predazione, il furto e la raccolta e, infine, con la mendicazione.

Quindi, già nella consegna del cibo, il proprietario può, semplicemente, nello svolgimento di una routine quotidiana ineluttabile, esercitare un Ruolo Sociale Speciale, ovvero quello di colui che concede il diritto e genera le regole della commensalità in armonia con il suo ruolo di Genitore-Leader.

Nella consegna del “pasto” il Genitore può approfittare, senza particolare fatica e semplicemente con un po’ di premeditazione e concentrazione, di questa circostanza, molto importante per il cane non solo dal punto di vista alimentare ma anche e specialmente, appunto, “sociale”, per chiedere al cucciolo delle “condizioni” comportamentali per poter accedere al cibo.

“Condizioni” che richiedano contemporaneamente una presupposta accettazione del ruolo principale del Genitore, attraverso l’esibizione di un Rituale di Sottomissione codificato secondo una prassi utile alla convivenza futura, e alla definizione del Ruolo Gerarchico dominante del Partner umano, alla tolleranza e a tutti quei scopi finalizzati ad un tornaconto a profitto di un adeguato ed opportuno rapporto con l’umano.

 

Il Leader-Genitore può richiedere a diritto e in forma naturale del tutto riconosciuta:

 

_ l’Attenzione del cucciolo

_il controllo della sua esuberanza comportamentale e, in particolare, il non “saltare addosso”

_l’esibizione di una postura particolare d’attesa alla consegna della ciottola (la “piazzata” o il “seduto”)

_la gestione e il controllo dell’attesa

_la tolleranza di essere manipolato durante il pasto

 

 

Descrizione della situazione in sintesi ( per un approfondimento vedi:  Esercizi di Formazione):

 

La consegna del cibo può diventare un “rito” se organizziamo bene la sua forma.

Il segreto è la tempistica e la nostra capacità di “attirare” e “frenare” l’interesse del cucciolo verso la ciotola che teniamo in mano , fin tanto che la sua posizione finale di “stasi d’attesa” sarà la posizione di “piazzata” o di “seduto”, diffronte a noi, in paziente attesa della nostra disponibilità a concedere l’effettivo accesso alla ciotola, che deve avvenire solamente dopo un periodo, inizialmente abbastanza veloce, di attenzione, per poi diventare un vero e proprio “tira e molla”, a mò di provocazione, tra il nostro invito a collaborare e il comportamento del cucciolo.

Il cucciolo deve conservare la posizione richiesta fin tanto che l’accesso negato alla ciotola non viene liberato dal nostro consenso, pena il ritiro, fuori dalla portata del cucciolo, della ciotola come se fosse una nostra proprietà il cui accesso è concesso solo in cambio di una certo rispetto delle regole da noi stabilite.

Il cucciolo deve adattarsi alle nostre regole del gioco riconoscendo così anche implicitamente la nostra autorità.

Il gioco ha come logica conseguenza la premiazione del giusto comportamento attraverso la concessione del diritto di accesso alla ciotola e della soddisfazione del consumo del pasto.

 

Il nostro accompagnamento di lode e gestione del rapporto vocale attraverso l’incoraggiamento e il  controllo del comportamento esibito dal cucciolo è di fondamentale importanza sia per il successo delle associazioni sia come qualità della gratificazione che accompagna la giusta lode verbale al successo reale ottenuto dal cucciolo nella collaborazione con noi.

Quindi parlare al cucciolo è una buona cosa ma deve essere gestita con intelligenza, essere vera e attinente e non apparire una forma di mera convenevolezza senza valore emotivo vero e deve esprimere una sentita valenza e considerazione sociale.

 

Ma questo gioco della “consegna del pasto” ha altre, implicite, complicità:

 

Questo gioco può mettere alla prova ed, allo stesso tempo, esercitare la resistenza psichica del cucciolo,  attraverso il logoramento del comportamento di attesa rendendo questa capacità di contenersi, in una attenzione attiva ma controllata allo stesso tempo.

Questo gioco può, inizialmente, servire per fissare un comportamento di sottomissione come l’esibizione di una “piazzata” con un’associazione positiva per eccellenza, ovvero, la conquista del pasto.

Una strategia utilizzabile anche al di fuori da questo contesto contingente e utilizzabile in modo vantaggioso e proficuo anche in situazioni più complesse e varie, orientata ad altre finalità, e in molteplici ambienti anche diversi tra loro.

Una strategia che nel cane adulto può essere estesa a comportamenti, come la conquista della preda e ad altri giochi di società, come l’attesa prima di uscire, prima di salire in macchina, fuori dal negozio, il “resta” in generale e il fermarsi in attenzione verso di noi dopo un richiamo dalla posizione di libero o da un ordine impartito a distanza, fino a divenire un comportamento di richiesta qualora vi sia una situazione che il cane non sa risolvere da solo.

Nel chiedere al cucciolo di rimanere in attenzione su di noi e di esibire, lui stesso, una posizione di stazionamento in “piazzata” o al seduto, come si preferisce, gli si insegna, anche,  contemporaneamente e implicitamente, a non saltare addosso alle persone, iniziando dal proprietario, con cui intrattiene un particolare rapporto di fiducia e di confidenza.

Il comportamento di “saltare addosso” è un comportamento “maleducato” che nel suo sviluppo naturale trova una risposta immediata, nei fratellini prima, e poi con i conspecifici più adulti, di dissuasione dovuta ad un comportamento di risposta oppositivo, di solito esternato con una certa carica emotiva, e, se non ben interpretato, anche con una certa componente di aggressività, rivolto a stabilire il rispetto della distanza personale, tanto maggiore tanto più è grande il divario gerarchico.

Generalmente il proprietario, antropomorfizzando, non riesce ad interpretare correttamente il comportamento del cucciolo e crede che il “saltare addosso” sia una manifestazione innocente di affettuosità che però ben presto si accorge avere anche altri risvolti di carattere molto più sociale e di ruolo gerarchico che nulla hanno a che vedere con l’affettività.

Concedere troppa libertà a questo tipo di comportamento è assai svantaggioso, sia perché il cucciolo lo interpreta come la conquista di un diritto tipicamente da soggetto dominante, e sia perché questa  condizione di dominante, di cui si trova investito il cucciolo, in modo del tutto inappropriato, ben presto striderà con il contesto generale della sua vita da canide inserita nell’ambito della comunità umana e quando ormai è diventata una fastidiosa abitudine, ormai ben radicata, il proprietario, per un quieto vivere e per sciogliere il fraintendimento,  si troverà a dover cercare di contenere questo fenomeno di, appunto, maleducazione, con un cane ben agguerrito a conservare il suo Ruolo conquistato e con i relativi, secondo lui del tutto legittimi, diritti che ne conseguono.

 

Con la richiesta, al cucciolo, di contenere la sua esuberanza il proprietario raggiunge anche l’obiettivo di creare una distanza di rispetto che sarà molto utile per i successivi rapporti gerarchici e di buone maniere con il proprio cane.

 

Con questo gioco, della consegna del pasto, il proprietario acquista una speciale importanza come Genitore Autorevole e riconosciuto e/o anche come ammirato compagno di giochi, più grande ed esperto, con cui confrontarsi e trovare un equilibrio stabile.

 

Possiamo approfittare anche della consegna del “pasto” per abituare il cane al nostro contatto fisico anche durante un momento, in natura, molto delicato e ricco di significati biologici e sociali, il mangiare, e al significato innocente di tale nostra gestualità lontana dall’intenzione di rubargli la razione come potrebbe fare un fratellino goloso e prepotente, arrivando fino al punto di tenere la ciotola in mano durante tutto il pasto e far scorrere la nostra mano sulla sua schiena , coda e cosce nonchè attorno al collo e sulla testa, con un fare suadente e tranquillo che riveli sicurezza e fiducia in noi stessi e nel nostro rapporto con il cane.

L’”accarezzare” inutilmente  e continuamente, anche solo sovvrapensiero, nervosamente  con più o meno imbarazzo, e/o solo di consenso con intenzioni di conforto e tranquillizzante, non va bene, perché si rischia di sortire un effetto contrario a quello desiderato o immaginato attraverso l’autoimmedesimazione, potendo, invece, essere interpretato, dal cucciolo, come un comportamento d’acquietamento tipico di un inferiore nei confronti di un soggetto dominante e facendogli percepire un ruolo di superiore in grado che è meglio non gli appartenga se si vuole che il cucciolo manifesti segni di tolleranza piuttosto che di insofferenza e di aggressività.

Il cucciolo deve esser accarezzato con sicurezza ed energia, in modo analogo ad una sistemazione manuale del mantello o come potrebbe fare un sarto per valutare l’aplomb del futuro vestito sul suo cliente e/o come farebbe un giudice d’esposizione per capire, e sentire, fisicamente il tono muscolare, la solidità della struttura scheletrica e l’inserzione dei vari tendini.

Chiamiamola una carezza “tecnica” che, come una energica stretta di mano, deve lasciar trasparire la personalità di chi la esegue e la sua posizione sociale.

Anche la manutenzione del pelo, la pulizia delle orecchie il controllo, e, se necessario, eventuale taglio delle unghie, e il controllo della dentizione ( che, ricordatevi, ora è da latte e che andrà sostituita dai 4 mesi e mezzo ai 6 mesi e mezzo con la dentizione permanente, che, anche se è un avvenimento spontaneo, è meglio tenere d’occhio per la possibilità del perdurare troppo a lungo di una doppia dentizione con il conseguente rischio che i denti da latte devino, in modo non corretto, quelli permanenti in via di sviluppo definitivo) possono tutti essere momenti di interazione un po’ fastidiosi ma allo stesso tempo molto utili per conservare e sviluppare ancora di più la nostra posizione di Genitore-Leader e compagno di Riferimento Sociale, con accesso ad una relazione di intimità di primo grado legata alla tipica cura parentale ( vedi cure parentali e socialità), attraverso lo svolgimento di abituali comportamenti sociali di Routine Famigliare a cui il cucciolo in questo periodo sensibile si adatta particolarmente e se mantenute con una certa costanza ci permetterà di conservare questa abitudine anche come comportamento sociale complesso nel ambito delle relazioni sociali legate alle cure parentali fra adulti.

 

Buona parte di queste sfumature comportamentali, e di legami confidenziali, possono essere esercitate e fissate nella semplice azione quotidiana del dare da mangiare al cane.

Troppo spesso questa opportunità viene trascurata nella sua valenza “sociale” ed eseguita in maniera banale e inutile da un punto di vista educativo, anzi, a volte, addirittura può diventare la prima causa per un conflitto d’interessi nella gestione generale delle risorse che velocemente può diventare sempre più difficile da correggere.

 

La gratificazione alimentare, in quanto originata da una motivazione “primaria” di carattere biologico, può offrire una vasta gamma di possibilità per inventare momenti di forte interesse e di ricerca d’attenzione da parte del proprietario nei confronti del cucciolo potendo diventare una fortissima leva motivazionale per molti giochi e richieste, ma è opportuno anche conoscerne gli effetti collaterali e la forte valenza di condizionamento che esercita sulla giovane mente in formazione fino a poter diventare una forma oppressiva di “violenza psicologica” che può creare una vera e propria dipendenza, da cui è molto difficile, se non impossibile, liberarsi.

La leva alimentare dovrebbe essere usata il meno possibile e più che altro appartenere a quei momenti di intimità domestica, di complicità, di allegria e spensieratezza appartenenti a quei giochi innocenti tipicamente di carattere famigliare, ma non dovrebbe diventare la motivazione “principe” per ottenere dal cane comportamenti di sottomissione, perché con essa si depaupera tutta l’importanza sociale del gioco di ruolo e si mantiene il rapporto “genitore /figli” su un livello di mero opportunismo, senza mai arrivare a creare veramente quel rapporto”sociale” maturo, concreto e vissuto che dovrebbe legare il “Partner sociale umano” e il suo cane.

Il Partner umano dovrebbe essere un Riferimento Sociale non una risorsa alimentare “alternativa” e dovrebbe svolgere l’importante funzione di stabilizzare il Gruppo non di trasformarsi in un “Pusher” che distribuisce “dosi” ad un “essere vivente” senza più volontà propria, senza autostima e tantomeno con la capacità di avere valori sociali di riferimento se non quelli dell’opportunismo.

 

5_Come fare per i suoi bisognini?

 

Il primo problema pratico che si presenta al nuovo proprietario, all’arrivo in casa del cucciolo, è la gestione dei “bisognini”.

In verità questa questione non è affatto un problema ma più una questione di organizzazione e di giusta tempistica.

Il cucciolo non si sente certo a suo agio a “sporcare” in un luogo che gli è del tutto estraneo e in cui prova un certo grado di inibizione e una discreta ansia sociale e quindi sappiate che per lui “lasciarsi andare” non sarà facile e l’imbarazzo di esservi costretti per necessità lo agita discretamente e lo disporrà a posticipare questo evento il più tardi possibile e solo se sarà del tutto inevitabile, nella speranza che magari, prima di allora, possa tornare nella sua cuccia preferita insieme ai suoi fratellini e avere accesso al luogo abituale per le funzioni corporali.

A questa età, il cucciolo, ha già la naturale tendenza a trovare un posto predisposto per fare i suoi bisognini, in un luogo deputato e diverso dallo spazio dedicato alle interazioni sociali e alla dimora vera e propria, ma che comunque preferisce si trovi in uno spazio di fiducia e di relax dove potersi lasciare andare,”come fosse a casa sua”, senza tensioni e incertezze.

La disposizione, nel cane, di utilizzare questa funzione fisiologica come segnale territoriale e di gerarchia si forma in un periodo di crescita successivo e diverso, legato alla pubertà e alla prima adolescenza…e non fatevi ingannare da qualche “piccoletto” che fa già la tipica “raspata” sul terreno, dopo aver fatto i suoi bisognini, perche è solo una fase di esercitazione ancora svincolata da una contestualizzazione sociale precisa ed è solo espressione di una parte di sequenza tipica delle cosidette coordinazioni ereditarie o schemi motori fissi non ancora finalizzata…anche se può già dirvi di che genere di “tipetto” stiamo parlando.

Se costretto, il cucciolo, preferisce sporcare nello spazio domestico piuttosto che in un luogo che gli crea disagio e paura…e in questo non è tanto diverso dagli esseri umani.

Conoscere questa disposizione del cucciolo vi dà il vantaggio di gestire opportunamente questo evento inevitabile e prepararvi opportunamente attrezzati.

Anche in questo caso la regola del primo evento, dell’impronta per la vita, viene discretamente in aiuto per fissare questo tipo di abitudine in modo tale che venga a nostro vantaggio e che aiuti il cucciolo a capire come poter fare per adempiere a questa funzione fisiologica inevitabile in modo opportuno e condiviso.

Il cucciolo cerca solamente di capire qual’è il luogo deputato e quando vi è la possibilità di accedervi se il bisogno diventa impellente.

Praticamente possiamo cercare di individuare ragionevolmente il momento d’impellenza legato, normalmente, al seguito del consumo dei pasti, del risveglio da profonde e lunghe dormite, a seguito dell’agitazione del gioco o della lotta e in relazione a stati d’animo ansiosi o di paura.

Se approfittiamo opportunamente, e a tempo, di questi momenti, abbastanza facili da individuare, per accompagnare il cucciolo in un luogo tranquillo, inizialmente sempre lo stesso, magari ricco di odori naturali come ad esempio un tranquillo prato, magari con una discreta possibilità di privacy, sarà abbastanza facile aspettarsi che la strategia abbia successo e che il piccolino si lasci andare e provi a liberasi…di questo peso.

Non serve più di tanto, come spesso si sente dire, il rinforzo tramite un premio alimentare, anzi, si rischia di esagerare nella semantica, …perché in verità è un comportamento dissociato e contraddittorio.

Per davvero è già gratificante in sé il liberasi, per cui il rinforzo alimentare non serve proprio, mentre l’invito vocale a fare la pipi o la popò può essere un ottimo stimolo associativo per far capire al cane che, se non siamo nel solito posto, questo può comunque essere altrettanto opportuno e da noi condiviso.

Ciò che conta è cerare di far si che il cucciolo si disinibisca a fare i suoi bisognini fuori dalla nostra, e ora anche sua, Dimora, per la quale, invece, è meglio che il cane mantenga una naturale inibizione e rispetto sia per i bisogni fisiologici che, più avanti, per quelli segnaletici di tipo territoriali.

Quindi, mi dispiace per i venditori di pannoloni, che secondo loro sembravano adatti a questo scopo, perché l’associazione di fare i suoi bisognini sul pannolone o sui giornali, ma comunque in casa, non produce nessun vantaggio per il proprietario del cucciolo, anzi, spiana la strada alle cattive abitudini e fissa dei comportamenti indesiderati difficili da sradicare successivamente.

Usare uno stimolo di questo genere ( giornali o pannoloni), non insegna affatto a non sporcare in casa ma si produce proprio l’insegnamento contrario e questo oltre che avere conseguenze negative sull’igiene della nostra Dimora ha anche considerevoli ripercussioni su problematiche ben più importanti e legate alla sfera sociale, territoriale, sessuale e può perfino diventare un ostacolo alla maturità dei naturali ritmi di crescita psicologica e comportamentale del cucciolo, nel suo percorso a diventare un adulto, e spesso diventa anche un’occasione per una confusione dei ruoli sociali e della scala gerarchica interna al gruppo famigliare.

Questo tipo di associazione, a fare i propri bisognini sui pannoloni o sui giornali, diventa ben presto un’abitudine difficile da sradicare successivamente e che ci costringerà a ricorrere a sistemi poco ortodossi e a volte persino insensatamente coercitivi, logoranti e snervanti il nostro rapporto di convivenza.

Quindi non serve punire il cucciolo, se per caso ha “sporcato”, perché il motivo non è legato alla sua incapacità di controllarsi, o ad una condotta dispettosa, ma alla nostra tempistica sbagliata nell’essere pronti ad accompagnarlo nel posto giusto al momento giusto.

Se si riesce ad iniziare bene… è fatta!!!

Ci sono dei cuccioli che, seguendo questi consigli, non hanno mai sporcato in casa sin dal primo giorno.

Cerchiamo di aiutare il più possibile questo cucciolo spaesato e cerchiamo di non farlo arrivare alla sera con una pancia piena di cibo ma alleggeriamo un po’ la razione serale aumentando quella del mattino in modo che di notte il cane sia un pò più “leggero”.

Alla mattina il nostro incontro con il cucciolo deve essere pacato e non troppo esagerato nella sua emotività perché altrimenti il cucciolo apre i “rubinetti” durante la sua dimostrazione di piacere di vederci e di riverenza nei nostri confronti, e, invece, accompagnatelo subito fuori e portatelo nel posto giusto…e se proprio siamo agli “sgoccioli” prendete il cucciolo in braccio finchè non vi siete arrivati.

 

6_Il cucciolo può uscire?

 

Da quanto già detto emerge evidente e chiaro che il cane non può e non deve rimanere in casa fino al prossimo richiamo delle vaccinazioni che normalmente viene fatto al 3° mese e che, a volte, perdura  anche fino al 4° mese, perché al momento in cui lascia l’Allevamento ha già una ottima immunizzazione creata dalle vaccinazione fatte sino ad ora e nel periodo in cui il cucciolo aveva l’età competente per l’immunizzazione verso le varie aggressioni virali tipiche dei cani e, in particolare, dei cuccioli e normalmente, se proviene da un Allevamento con un po’ di professionalità, oltre che essere stato nutrito correttamente ed essere quindi in giuste forze e con un buon stato di salute, avrà anche svolto una corretta e avveduta profilassi antielmintica contro i parassiti intestinali, avrò anche una notevole immunità ambientale e verso i consimili creatasi nell’Ambiente in cui è cresciuto.

Nel nostro Allevamento il cucciolo viene consegnato solamente se si trova in buona salute, certificata dopo una visita medico-veterianria completa riguardante dentizione, patologie oculari, risposta del sistema cardio-circolatorio, infiammazione tonsille e dell’apparato laringo-faringeo nonchè intestinale, temperatura corporea, oscultazione cardiaca e polmonare, tonicità muscolare e del tegumento, e solamente dopo che il cucciolo è regolarmente trattato per i parassiti intestinali (iniziando da 20 giorni e che viene ripetuto ogni 15 giorni) e vaccinato in relazione alla competenza per la propria età ( che normalmente sono a 40giorni una vaccinazione contro la Parvovirosi con un vaccino apposito con un tasso anticorpale elevatissimo che viene poi richiamata nella successiva vaccinazione eseguita a 53-55giorni con lo stesso ceppo e tasso anticorpale della prima vaccinazione e con l’aggiunta, almeno, delle valenze anticorpali riguardanti il Cimurro, l’Epatite e la Leptospirosi) e, quindi, ha un sistema immunitario più che adeguato per affrontare il nuovo ambiente.

Il rischio di cadute immunitarie è legato più a grandi stress, a debilitazioni fisiche estreme e a condizioni igienico-sanitarie fuori dalla norma, che normalmente i nostri cuccioli, anche nelle peggiori situazioni, raramente sono costretti a subire.

Altra cosa sono quei poveretti di cuccioli, importati clandestinamente dai paesi dell’Est Europa, senza vaccinazioni e sverminazioni, costretti a viaggiare, chiusi al buio, senza bere e mangiare per giorni e in condizioni igienico-sanitarie veramente vergognose, perché costipati nel bagagliaio di una vettura o nei camion di commercianti senza scrupoli morali e privi di ogni umanità, che gli importano clandestinamente e illegalmente in condizioni veramente pietose.

Qualunque amico, cugino, “voce del bar” o pseudo esperto, vi dica di tenere il cucciolo chiuso in case, evitando di incontrare i suoi simili, e/o di uscire con lui solo tenendolo in braccio perché altrimenti  può ammalarsi non sa cosa dice e non merita la vostra attenzione e se lo trovate scritto in qualche libro fate di questo tranquillamente altro uso di quello per la lettura ( insieme a quelle letture che consigliano l’uso dei giornali o dei “pannoloni” per insegnare al cucciolo a fare i propri bisogni in un luogo deputato della vostra casa, trasformandola, così, in un W.C. anziché considerarla uno spazio domestico da rispettare) .

Il cucciolo deve uscire subito e al guinzaglio attaccato al collare… altrimenti perché ve lo regaleremo?

Ricordatevi la passeggiata non serve solamente per fare i bisognini fuori e neppure per dare la libertà al cane di scorazzare nei prati, fregandosene completamente di voi.

Dovete essere voi a gestire la passeggiata e coinvolgere l’interesse del vostro cucciolo all’attività di squadra. (vedi esercizio di formazione)

 

7_Devo andare a lavorare…come faccio con il cucciolo?

 

La prima domanda abituale che il nuovo proprietario pone all’Allevatore è:

Dove lo mettiamo a dormire questa notte?

e, ancora:

Dove lo lasciamo quando andiamo tutti a lavorare o ci dobbiamo assentare un certo tempo senza poter portare con noi il cucciolo?

La domanda, oltre che pertinente, e di estrema importanza e vi posso subito dire che il vostro cucciolo non ambirà di certo essere parcheggiato nel garage di giorno e/o di notte, oppure, in alternativa, essere rinchiuso in lavanderia o in taverna o in un bagno di servizio.

Forse è normale pensare che il cucciolo ne combinerà una per capello, mentre noi non ci siamo e quando sarà da solo di notte, per cui viene spontaneo pensare a questi luoghi come spazi facili da ripulire e con poche cose da distruggere e comunque solo di servizio, ma rimangono posti isolati con nessuna relazione con gli spazi esterni o con lo spazio abitativo e il cucciolo esprimerà per forza di cose tutto il suo disagio da abbandono con un comportamento sconveniente alla tranquillità e alla pulizia.

Se molti futuri proprietari riescono ad immaginare questi spazi come possibili alternative per lasciare il cane quando non esiste la possibilità della vostra vigile presenza non si dovrebbero, quindi, affatto scandalizzano quando l’Allevatore propone di adottare, per la notte, e per quei momenti del giorno in cui non potete essere presenti, un recinto componibile come un box dei giochi, associato ad un trasportino che fungerà come luogo di riposo, da poter essere, liberamente, ma in modo controllato, usufruito dal cucciolo come territorio e dimora di 1° grado,

Analogamente a come si farebbe con un bambino nei momenti in cui la mamma non lo può accudire con attenzione e tenere d’occhio, e sotto controllo, le sue “fantasiose” attività ricreative, il cucciolo può essere tenuto in un recinto simile al Box dei giochi dei bambini.

Questa ipotesi della tana e del recinto, a prima vista, sembra infrangere lo spirito di liberta in cui si immagina in natura un animale predatore e apparire una limitazione alle estroverse attività esplorative dei cuccioli, ma in verità non è affatto così, anzi, questa soluzione permette al cucciolo di essere al centro dell’attività famigliare, che è una delle gratificazioni sociali più grandi che potete offrirgli, e allo stesso tempo permettete che egli si crei uno spazio intimo analogo ad una vera e propria, amata, tana.

Per qualche altro tipo di proprietari, più sensibili e comprensivi, sembra ovvio immaginare, senza ombra di dubbio, di lasciare il cucciolo libero di  dormire dove si sente più a suo agio e, se proprio necessario, sarebbero disposti anche ad accoglierlo nel loro letto, per avere un contatto umano più diretto, o almeno nella loro stanza da letto o anche solamente libero di vagabondare per tutta la casa, in modo da potergli offrire la totale libertà.

Purtroppo però anche questa sistemazione, come estremo opposto rispetto all’idea di lasciare il cucciolo in garage o in lavanderia, può produrre considerevoli controindicazioni difficili da sradicare successivamente e crea frequentemente dipendenze emotive da cui poi è difficile distogliere il cucciolo senza creargli frustrazione e stress da abbandono.

Il cucciolo è come una spugna che assorbe dall’Ambiente tutto quanto gli risulta più piacevole e conveniente e quindi bisogna stare molto attenti e accorti su ciò che gli offriamo come primo impatto e valutare bene la possibilità di poter sostenere con continuità quello che concediamo.

Il cucciolo ragiona in modo semplice ed elementare e in modo specie-specifico e spesso non chiede molto ma ha, naturalmente ed istintivamente, solamente il desiderio di partecipare alle attività della famiglia e sentire di far parte di essa, anche nei momenti in cui i genitori devono assentarsi per sbrigare le faccende esterne alla dimora della famiglia.

Il cucciolo deve sentirsi a casa sua anche di notte e anche quando i genitori sono usciti e deve poter credere con sicurezza e certezza nel loro ritorno e sentirsi tranquillo e protetto nel suo spazio personale all’interno della nostra casa.

Come fare, allora, quale è la soluzione migliore?

Ovviamente ci sono varie soluzioni possibili che possono variare dalla scelta di approfittare del giardino per ritagliarne uno spazio di giuste dimensioni da adibire a personale “dependance” del cucciolo oppure scegliere uno spazio idoneo, all’interno del nostro spazio abitativo come una veranda, un ingresso, una stanza appositamente dedicata (come quella dei bambini), oppure, come già detto, una scelta molto più flessibile è la costruzione di una piccola isola (se vuoi saperne di più, vedi: la tana e il recinto), vicino a noi, fatta di un recinto componibile abbinato ad una gabbia-trasportino dove introdurre il cucciolo, con tutte le sue cose personali, risolvendo nel contempo il problema del sentirsi partecipe alle attività della famiglia e di non sentirsi mai solo, e, nel contempo, abituare positivamente il cucciolo al trasportino, facendola diventare una “tana” e quindi il territorio di 1° grado, per eccellenza, da poter estendere anche al suo pratico utilizzo durante i viaggi in macchina se non si vuole lasciare, il cucciolo, libero nel reparto posteriore del bagagliaio o imprigionato con una cintura di sicurezza sul sedile posteriore.

In generale, però, il concetto importante è che comunque, indipendentemente dal tipo di sistemazione scelta, questo dovrà essere lo spazio di “primo impatto” all’arrivo del cucciolo in casa e da questo, pensato come territorio di 1° grado, estendere tutte le altre esperienze di perlustrazione e di variazioni ambientali.

Oltre che stabilire il luogo in cui il cucciolo dormirà e dove stazionerà quando voi siete al lavoro è importante capire come e quanto interagire con lui in modo da non arrivare alla deprivazione sensoriale ma neppure all’esaurimento nervoso da super eccitazione.

 

8_ Il collare e il guinzaglio sono proprio necessari?

 

Una volta, metaforicamente, si diceva che il guinzaglio era da considerarsi come un “cordone ombelicale” che stringe un rapporto intimo e molto personale, appunto, viscerale, tra madre e figlio, attraverso di esso passa la vita e ad esso il cucciolo è legato per qualsiasi necessità vitale.

Ancora oggi credo sia così!...ovviamente se chi usa il guinzaglio se ne rende conto e lo usa come tale, per comunicare con il cane, e non banalmente per vincolarlo a se perché non scappi, oppure, peggio, per punirlo perché è indisciplinato.

Il guinzaglio deve essere la cosa più bella che i cucciolo, prima, e il cane adulto dopo, può avere in mente, insieme al suo Genitore-Leader e al gioco più bello della sua esistenza, quello della preda.

Il guinzaglio è uno strumento estremamente evoluto e sofisticato e richiede molta abilità nel suo uso se si vuole che suoni una sinfonia piacevole, intonata e comprensibile al vostro cane.

Con il guinzaglio si può comporre un concerto ben sintonizzato e in armonia con l’ambiente.

Il guinzaglio deve servire per unire il cane alla vostra mente e al vostro cuore e comunicare i vostri sentimenti, le vostre passioni, la vostra volontà e trasmettere la vostra personalità e infine esprimere con chiarezza il significato delle vostre azioni e le loro implicazioni sociali.

Per imparare ad usare correttamente il guinzaglio, al fine di gestire i rapporti e la comunicazione con il vostro cane, serve molto “Addestramento”, per cui generalmente consiglio, all’inizio, l’uso del guinzaglio estensibile che permette al cucciolo la massima libertà possibile, per poi passare al guinzaglio tecnico solamente con l’aiuto di un Esperto e capace Istruttore che ne conosca il giusto funzionamento

L’opposto del guinzaglio, la sua assenza, affinchè il cucciolo, e un domani il cane adulto, possa godere della massima libertà, è un passo che richiede molto senso di responsabilità da parte del Genitore-Leader e normalmente è un risultato che si raggiunge con un certo grado di abilità nell’Addestramento e nella gestione dei rapporti sociali con il proprio cane.

Lasciare libero il cane non deve significare che egli può fare qualsiasi cosa gli passi per la mente, come se il Genitore-Leader non esistesse più, ma, anzi, significa che il suo rapporto con il cane è talmente solido che non serve più il guinzaglio per comunicare con lui e che il nostro “cerchio della fiducia” non ha più limiti spaziali e non dipende più dalla lunghezza materiale del guinzaglio.

Infine, anche per l’esperienza del guinzaglio, come per quasi tutte le novità, il buon approccio iniziale fissa, nel cucciolo, una positività naturale verso questo strumento, un’impronta “qualitativa” che influenzerà il suo uso per tutta la sua vita e qualificherà anche, in pari modo, la personalità e la fiducia verso chi lo sa usare con arte e sensibilità.

(vedi esercizio di formazione e esercizi di educazione)

 

 

 

9_Da dove e come iniziare: “Della Forza e dell’Amore”

 

Il principio dell’imprinting, in linea di massima, vale per quasi tutti i primi impatti con nuove tipologie di esperienze per cui la prima impressione ha un grande valore pregiudiziale sulle future esperienze analoghe, ma le esperienze vissute nella particolare Fase Sensibile dell’Imprinting, tra la 4° e la 7°settimana, ovvero tra il 22° e il 49°giorno, sono certamente di carattere più forte e fissate in forma indelebile e determinanti per la costruzione dell’immagine del mondo specie-specifico.

In questo periodo il cucciolo è ancora in Allevamento e quindi con una grande importanza della qualità e della competenza dell’Allevatore, che certamente è una della condizioni che determineranno la differenza nella costruzione della personalità futura e dell’equilibrio delle risposte comportamentali del cucciolo nella sua futura capacità di inserimento nella comunità umana.

Vale quindi la pena iniziare bene per essere già a metà della strada…giusta!

Essere preparati all’arrivo del cucciolo è certamente vantaggioso perché permette di far in modo che le prime esperienze abbiano un valore  positivo e siano adeguate ed utili al suo futuro sviluppo nel nuovo Ambiente umano.

Quindi è bene riflettete, in modo molto oggettivo e realistico, sulla qualità e lo stile della vostra vita e sull’ambiente che potete e/o volete offrire al vostro futuro cane perché è meglio partire da poco e da cose semplici per poi poter migliorare le offerte successive, producendo un arricchimento qualitativo della vita del cucciolo, piuttosto di bruciare le tappe, ed esagerare nelle elargizioni, offrendo il massimo possibile tutto all’inizio, per poi dover essere costretti a togliere ciò che si era concesso in precedenza, troppo frettolosamente e ingenuamente, animati da tanto entusiasmo e buone intenzioni.

Perché questo ritornare sui propri passi, riducendo la libertà e i privilegi già elargiti e memorizzati , e nel suo piccolo, spesso anche conquistati con fatica e coraggio nel vincere la paura di una situazione ambientale sconosciuta, avvilisce il cucciolo e produce un’esperienza di stress da privazione e di punizione ingiustificata che ferirà la fiducia dello stesso nei confronti del vostro comportamento sociale e della vostra capacità gestionale.

Un punto di fondamentale importanza con il cucciolo è quello della coerenza e della continuità dei rapporti ed è in tal senso che non bisogna esagerare nell’entusiasmo iniziale, del tutto comprensibile, per poi arrivare in fretta ad una totale dimenticanza di frequentazione e di considerazione.

Il cane desidera far parte integrante della vostra famiglia anche dopo che avrete perso l’entusiasmo iniziale e l’interesse per la novità, e non si potrà metterlo semplicemente da parte, senza nessun problema, isolandolo in una spazio accessorio e/o di servizio della casa, perchè il cane cercherà, con tutte le sue forze, di diventare parte del vostro nucleo famigliare e con esso cercherà, in tutti i modi possibili, d’interagire attivamente.

Il cucciolo ha bisogno della vostra attenzione e della vostra disponibilità per crescere in modo equilibrato e adeguatamente sereno nel nuovo mondo umano.

E, se saprete rispondere correttamente alle sue necessità, riuscirete ad avere un compagno di vita straordinario con cui fare praticamente qualunque cosa senza mai riuscire a smettere di stupirvi delle sue capacità di interagire con voi, la vostra famiglia e il mondo umano.

Non bisogna esagerare nella quantità e impetuosità verbale e nella iperdinamica delle proposte e degli stimoli, lasciando al cucciolo il tempo di “metabolizzare” gli eventi e di poter godere delle necessarie pause di riposo fisico e psicologico che lo dispongono ad un modo di conoscere più piacevole e ricettivo.

L’eccesso di proposte, l’eccesso di eccitazione, come l’eccesso di aspettative conducono facilmente ad un intasamento e ad un ingorgo del sistema di apprendimento e portano facilmente a frustrazioni e stress e/o alla instabilità emotiva.

Inoltre, questa confusione generale dà, al cucciolo, l’impressione della incapacità gestionale del proprietario che svilisce il suo ruolo di Genitore-Guida e l’immagine di soggetto Alfa, equilibrato e sicuro di sé, in cui poter riporre tutta la fiducia necessaria, al cucciolo apprendista, per affrontare le sfide della sua nuova vita in un ambiente ancora del tutto sconosciuto e con regole tipicamente umane.

Ora è molto importante che il genitore riesca a conquistare l’attenzione e la fiducia del cucciolo attraverso il gioco e la giusta impostazione di quei esercizi di routine quotidiana che sono, l’uscita al guinzaglio, la consegna del pasto, il non saltare addosso,  il richiamo e l’affrontare le sfide della complessità della vita metropolitana. (vedi Addestramento di Formazione e di Relazione)

Il cucciolo è ora particolarmente aperto e disponibile ad imparare ad essere “guidato” dal suo nuovo compagno di vita, adulto ed esperto.

Per prima cosa il nuovo Genitore-umano, deve imparare a comunicare con il cucciolo nella forma e in un linguaggio che gli sia comprensibile.

E’ importante che il cucciolo comprenda il nostro linguaggio, prima quello paraverbale, espresso con la mimica del nostro corpo e le nostre varie espressioni facciali e comportamentali, e, poi, per associazione, quello verbale, in modo tale da ottenere da lui le risposte desiderate.

Ricordatevi che il piccolo canide ci vede come conspecifici e legge il nostro comportamento e il nostro linguaggio, e tutto quello che con questi crediamo di voler esprimere, ed è molto importante che teniamo sempre presente che lo fa in modo specie-specifico, ovvero come fossimo canidi anche noi umani.

Questa conoscenza dell’Alterità del cane deve avvenire a livello esistenziale e dobbiamo tenerne sempre conto, anche intellettualmente, quando ci rivolgiamo a lui,  solo in tal modo riconosciamo davvero il diritto biologico del cane di avere una sua natura, appunto specie-specifica, che dobbiamo capire e rispettare, se vogliamo una convivenza con lui felice e normale, e con la quale dobbiamo cercare d’interagire in modo adeguato, chiaro, flessibile ed intelligente per arrivare ad un dialogo possibile e, soprattutto, prevedibile.

Un dialogo che è tutto nelle nostre mani perché il cane è completamente aperto e disponibile con tutto il suo essere ad imparare da noi e dal nostro ambiente e in cui solo noi possiamo fargli da Esperta Guida Referenziata, come suo Partner Sociale di Riferimento!!!

Un dialogo vero che ci permetterà di essere compresi e ad avere una risposta adeguata e precisa alle nostre interrogazioni rivolte al cane nel tentativo di ottenere, da lui, un comportamento in armonia con il nostro vivere e con le nostre esigenze di vita, di gioco e di lavoro, e riuscire a creare quella fiducia reciproca necessaria ad un vero rapporto sociale con la possibilità di relazionarsi in modo univoco per entrambi e riuscire ad interpretare ruoli riconosciuti, a formare ranghi di gerarchia automatici, legati alla nostra personalità e al modo in cui  questa si posiziona rispetto al Gruppo intero.

Per prima cosa dobbiamo sintonizzare il nostro pensiero, il nostro modo di reagire, la nostra sensibilità, sia fisica che psichica, sulla “frequenza canina” giusta, quella normale e naturale del nostro cucciolo, e comprendere che qualsiasi comportamento ha una logica comprensibile, e che non esiste morale nel comportamento canino ma solo adeguamento al principio naturale della sopravvivenza, non visto banalmente e letteralmente come principio del più forte e più adattato alle condizioni ambientali più o meno“naturali”e/o“selvagge”, ma come aspirazione ad emergere sempre di più nella scala dei valori sociali riconosciuti come un vantaggio, che il partecipare ad un Gruppo offre, rispetto alla possibilità di successo che ha il singolo animale nella sua solitudine.

Quindi iniziamo da un aspetto assolutamente fondamentale (vedi diversità/alterità delle forme di apprendimento tra uomo e cane, tra un primato della cultura o dell’istinto), ovvero che il cane interagisce con i propri simili in un modo decisamente più fisico di quello che siamo abituati noi umani, almeno gli adulti (vedi fisicità nel cane), perché i bambini, nella prepubertà e nella prima adolescenza, sono decisamente più fisici ed esplorativo anche a livello tattile e il loro gioco è più di contatto ed è solo con l’inibizione morale che inizia il pudore e il timore della promiscuità del contatto fisico che ci allontana l’uno dall’altro e, persino, a volte, anche da noi stessi.

Dobbiamo infrangere le nostre inibizioni al contatto fisico e imparare a comunicare con le nostre mani e usarle come fossero analoghe alla bocca del cucciolo.

Il cucciolo tende a prendere in bocca tutto per conoscere le reazioni dell’ambiente e infine conoscerne le regole che lo governano. 

Nei nostri confronti il cucciolo usa, nel gioco, la bocca nello stesso modo in cui la userebbe con i fratellini e i genitori, come se anche noi facessimo parte del mondo canino e non sa che il nostro modo di percepire è diverso dal suo e in alcuni casi, come quello della fisicità e della conseguente percezione tattile, molto più delicata e sensibile e con una soglia del dolore molto inferiore e sensibile a quella dei cani che sono in possesso di una pelle molto più resistente, dura e protetta da una spessa e folta pelliccia.

Dobbiamo essere noi a rispondere in modo adeguato a fargli capire che la nostra soglia del dolore è più sensibile e inibire il suo modo di giocare con la bocca “da cane”, orientato a conoscere i nostri limiti in base alle nostre risposte alle sua azioni provocatorie espressa in modo del tutto canino.

Dobbiamo comportarci come un fratellino quando, nel gioco, l’antagonista gli fa male, ovvero, smettere di giocare, perché il gioco si è spinto troppo oltre e non viene più riconosciuto come tale, e se questo tipo di comportamento non sortisce a calmare l’eccitazione dell’altro reagire con una minaccia, esibendo un comportamento aggressivo ritualizzato, che se ben espresso non richiede neppure la sua reale dimostrazione.

Questa risposta si chiama inibizione al morso ed è bene esibirla con chiarezza e determinazione fin dai primi nostri rapporti ludici.

Dobbiamo esprimerci più fisicamente, con le mani, in tutte quelle valenze che si possono adottare nel gioco fra cani,…”mordendo”e stringendo, metaforicamente, più o meno delicatamente, il muso del cucciolo, la sua gola, la schiena e anche le zampe, la coda e le sensibili orecchie, appunto, come farebbe un fratellino durante il gioco, ritualizzando.

In questo modo di giocare, più fisico, ma , facciamogli anche conoscere la nostra superiorità fisica senza però, ovviamente, superare i limiti di sopportazione del cucciolo, che lo porterebbero a fermare il gioco, perchè ha perso la sua dimensione ludica, oppure, addirittura, reagendo in modo avversativo ed aggressivo per risposta al nostro “ a-sociale” eccesso… appunto, tale e quale, dovremmo fare noi se il cucciolo inizia, giocando, a mordere in modo eccessivo quando è preso dal coinvolgimento dell’azione di gioco.

Dobbiamo accarezzare in nostro cucciolo, ma non come fosse di cristallo, ma piuttosto come fosse un corpo da plasmare, ovvero, dobbiamo “manipolare”, per così dire e per rendere meglio l’idea, il nostro cucciolo in modo energico e caloroso affinchè le nostre carezze, e il nostro contatto, da semplicemente psicologico-affettivo, diventi un qualcosa di fisico e di reale, di sentito con il cuore , e dove nell’azione, venga trasmessa anche tutta l’emotività e l’energia della sicurezza e della forza della nostra personalità, ovvero, quella di un Genitore-Guida e di un Leader vero, come quello che tutti vorrebbero avere al loro fianco in caso di necessità.
Il contatto fisico ha la stessa valenza e significato che può avere, per noi umani, una bella e sincera stretta di mano!!!...a chi non da fastidio quella stretta di mano da “pesce morto” o da “mollusco viscido e molliccio…senza nervo, senza sostanza ne consistenza?

Nessuno vorrebbe al suo fianco, e tantomeno un cucciolo, apprendista politico, in caso di necessità, un “pappamolla”, ma tutti preferirebbero un forte, impavido,sicuro e coraggioso “Capo”, sempre in prima linea e capace di condurci e di proteggerci gettandosi personalmente nella mischia, se fosse necessario.

 

Il cucciolo deve sentire tutta la vostra emotività e il vostro calore e la vostra disponibilità al contatto fisico, ma, neppure, bisogna sovrastare il cucciolo con un peso eccessivo di pretese.

La forza psichica entrerà in gioco più avanti quando il gioco della vita diventerà più competitivo e si mischieranno sfide di temperamento e prove di tempra nelle sue caratteristiche essenziali.

Il gioco della vita aiuta il cucciolo dapprima a conoscere le regole e le forme del gioco e le sue modalità emotive, e tutte le ritualizzazioni ad essere collegate, ma diventerà, in relazione alle varie fasi della sua crescita, anche un termine di confronto e di verifica delle difficoltà stesse del gioco e dell’abilità nella capacità del giovane cane di affrontarle con coraggio e audacia, in relazione alle singole personalità, secondo un naturale ed istintivo  sviluppo dell’ordinamento sociale del Gruppo-Branco.

Sarebbe di discreta importanza, in questo modo di giocare, e a questo punto dei rapporti, che il Genitore-Guida umano, ogni tanto, e in modo del tutto naturale e senza farlo diventare un sopruso, riuscisse a mettere alla prova il cucciolo, analogamente a quello che succede nel gioco, in natura, con il Genitore Maschio adulto.

Ovvero che l’esuberanza dell’adulto, e nel vostro caso di voi come Sostituto - Genitore, improvvisamente, come se il tutto nascesse e dipendesse dalla naturale evoluzione del gioco, con maggiori eccessi, tipico dei maschi adulti, a sovrastare la capacità emotiva e psichica del cucciolo affinchè  la vostra esuberanza e fisicità nel gioco, lo sconcerti e lo inibisca a tal punto da arrendersi al vostro impeto esibendo un adeguato e opportuno rituale di sottomissione.

Però è altrettanto importante che voi, come Genitore-umano, immediatamente rispondiate  al suo comportamento di sottomissione, correttamente, e in modo appropriato, senza superare la sua capacità di sopportazione emotiva, fermandovi immediatamente per ritornare, se necessario, ad un invito al gioco, e alla sua partecipazione,  con un comportamento più tranquillo e incoraggiante, senza soffermarvi troppo sul suo comportamento di sottomissione appena esibito, sia per non appesantire inutilmente la situazione emotiva in modo ulteriore, e sia per non premiare eccessivamente la sottomissione rischiando, alla lunga, di farla diventare una strategia per ottenere considerazione in modo mendicatorio.

Dovrete, insomma, ogni tanto, in relazione alle varie fasi della crescita del cucciolo, rivendicare, in modo equilibrato e in relazione alla maturità della personalità canina del vostro cucciolo, il riconoscimento della vostra superiorità, di “Genitore-Leader”, senza farlo pesare troppo a livello psicologico e non compromettere la fiducia del cucciolo nel vostro Ruolo Sociale di “giusto” Leader capace di rispettare chi lo accetta nel suo ruolo di superiore in grado gerarchico.

 (vedi: tolleranza e rispetto del sottomesso e della sua incolumità)

Il cucciolo che prima, all’interno della cucciolata, in Allevamento, e poi nell’introduzione nel nostro nuovo Ambiente umano, non abbia mai sperimentato la sottomissione e non ha mai avuto modo di fare esperienza nei vari ruoli la ritualizzazione ad essa collegata, o per carenze ambientali, nel caso di sogetti unici nati, o perché, il cucciolo, è sempre riuscito a spuntarla, prima con i fratellini più piccoli, e poi con un proprietario troppo sensibile, tollerante all’eccesso e pieno d’incertezza, oppure che non ha dato il giusto peso all’aggressività del cucciolo, giustificandola come momentaneamente legata alla innocenza della giovane età, può diventare un cane adulto molto intollerante e ribelle, e che, di solito, diventa, frequentemente, anche un soggetto prepotente e facilmente incline all’aggressività sia per incapacità e insicurezza relazionale che per un eccesso di dominanza incontrastata e consolidata con l’esperienza. Insomma un, molto probabile, individuo problematico in quanto, altrettanto molto probabilmente, questo genere di personalità è molto difficile da correggere per la determinazione con cui il cane manifesta un’aggressività da intolleranza gerarchica che porta, alla fine, quasi inevitabilmente, alla conflittualità più estrema espressa con tutti i mezzi e armi possibili (minacce e morsi mimici che possono diventare anche molto reali ) e spesso con la necessità di un confronto violento e con grande e problematica valenza coercitiva. .

Il cucciolo, d’altronde, pian piano, ma inesorabilmente, sta crescendo e cerca il suo posto nella società che trova e ha un bisogno naturale e istintivo di sentirsi sicuro del suo ruolo sociale e del suo Rango Gerarchico, e, soprattutto, ha la reale necessità di sapere che voi restate sempre il Leader indiscusso e impavido, davanti a qualsiasi tipo di sua provocazione, alla quale dovreste saper  rispondere sempre con giusta determinazione, equilibrio e rispetto sociale.

Questo è quanto il cucciolo si aspetto, in modo del tutto naturale, da voi!!!

Anche se si tratta di un adorabile Golden o di un equilibratissimo Labrador.

Il fatto che in queste razze questi comportamenti non vengano espressi in modo particolarmente impositivo, più facili da inibire e da tenere sotto controllo, non vuol dire che non avvenga ugualmente un loro decorso naturale e spontaneo che anche se espresso con meno evidenza ed eccessi richiede comunque un giusto, adeguato ed equilibrato comportamento di risposta sociale al cucciolo, o giovane cane, da parte del Partner Adulto umano di Riferimento, se si vuole dare un giusto orientamento alla maturazione sociale del cucciolo, e per evitare, nella troppo facile sottovalutazione data a questo genere di comportamenti a causa della particolare socievolezza della razza, un involontario rinforzo di queste espressioni “indesiderate” ma ancora “in nascere”, e del tutto normali e naturali, dove emerge, magari anche, inizialmente, solamente timidamente, lo spirito di competizione nei ruoli sociali, e stimolarne, nella trascuratezza, la maturazione eccessiva fino al punto in cui può diventare una situazione fastidiosa e inadeguata che facilmente tende a espandersi e incrementarsi, rafforzandosi sempre di più, a tutta una serie di espressioni comportamentali collaterali estremamente negative.

Questi comportamenti vanno interpretati correttamente e il più precocemente possibile, senza eccessi e in relazione al carattere e alla personalità del cucciolo in formazione e anche nel rispetto del futuro compito e/o lavoro per cui il cane sarà destinato, e necessitano di una risposta equilibrata e adeguata agli obiettivi che si vogliono raggiungere nella costruzione della personalità finale del cane adulto e delle attitudini che si vogliono sviluppare e maturare.

In questo tipo di etica comportamentale e nel controllo preventivo dei tentativi di verifica sociale, del tutto naturali e spontanei, da parte del cane, si evitano praticamente quasi ogni tipo di conflittualità ancora prima che questa diventi critica sul serio!!!!...evitando il problema di dover arrivare, in futuro, a forme di controllo e/o di conflittualità di tipo coercitivo.

 

Il cucciolo è un pochino, per fare una analogia, da prendere con le pinze, ma, abbastanza azzeccata in molti suoi risvolti, come una giovane Leva dell’Esercito che vuole diventare un bravo soldato e se possibile, e le sue attitudini glielo permetteranno, arrivare anche a fare “carriera” e diventare magari Generale o Colonnello, passando attraverso i vari gradi gerarchici e imparando i vantaggi e i limiti di ogni ruolo di questa scala di potere gerarchico per riuscire a gestirli in base alle possibilità offerte in un Ambiente particolare, molto chiaro, trasparente e ben definito nelle regole interne, in cui contano ancora valori quali lealtà, sincerità, onore, rispetto della gerarchia e disponibilità ad eseguire gli ordini, e dove esiste la coerenza e un cameratismo incondizionato.

Stà a noi creare l’ambiente giusto e stabilire i vari ruoli affinchè la nostra vita con il cane trovi il suo giusto equilibrio e felicità.

 

10_ Il gioco…quanto, come e perché?

 

Come interagire con il cucciolo?

Allora, è di fondamentale importanza capire che il cucciolo vede nell’uomo un suo conspecifico e si aspetta da questo, e risponde a questo, come farebbe con i propri genitori e/o fratellini.

Quindi i giochi devono essere dei giochi che soddisfino i suoi istinti e il suo interesse sociale nei nostri confronti.

Il gioco “Principe”, il più importante, spontaneo e naturale possibile, è il gioco predatoriale (il gioco della preda che scappa), come premessa di formazione del comportamento di caccia in gruppo e ambito d’esercizio delle competenze sociali (lavoro di squadra) necessarie al suo successo.

Vale la pena spendere due parole in più per questo gioco che diventerà la leva più appassionante e  più importante per tutte le forme d’apprendimento del cane e che starà a voi volgere a vostro vantaggio o meno.

Ricordatevi che il cucciolo imparerà comunque sia, che ci siate voi al suo fianco o qualcun altro, consimile o meno, e, addirittura, anche se non ci sarà nessuno, e la differenza nei vostri confronti e nella capacità di interagire in modo appropriato con il mondo umano, del futuro cane adulto, è ora affidata interamente alla vostra capacità di coinvolgere e gestire il rapporto con il vostro cucciolo.

Si dice che il cucciolo ha un interesse specie-specifico in quanto le sue attitudini comportamentali e la sua predisposizione naturale, al successo e all’interesse di una certa serie di coordinazioni ereditarie (schemi motori fissi innati), sono specifiche e ben definite e riguardano le caratteristiche di specie. (Vedi istinto e schemi motori fissi)

Per cui il cucciolo gioca secondo le regole del mondo canino anche se chi propone il gioco e stabilisce le regole siete voi, come esseri umani, che, comunque, il cucciolo, grazie all’imprinting, considera, appunto, come conspecifici, ovvero come genitori o fratelli…cani!

In verità è meglio che il cucciolo veda in voi un genitore, ovvero, veda in voi una stimata e rispettata Guida, da considerare, e prendere, sul serio, piuttosto che un fratellino con cui competere.

Ma questo gioco di ruoli può anche essere gestito in modo ambivalente e in modo opportuno al risultato che volgiamo raggiungere.

Se ci identifichiamo ad un fratellino coinvolgeremo il cucciolo in una  dimensione di maggiore competitività  e fiducia in sé stesso e nelle sue possibilità, mentre se assumiamo il ruolo paterno chiediamo un maggiore rispetto e ossequiosità sociale aumentando la predisposizione alla sottomissione.

Quindi stà a noi valutare, in base alla tipologia del gioco, al carattere del cucciolo e ai fini che vogliamo raggiungere, incoraggiare o inibire.

Nel gioco predatoriale è  importante saper stimolare, in modo adeguato, interessato ma equilibrato, i sensi del cucciolo rivolti alla conquista della preda attraverso una complicità che ci deve vedere protagonisti attivi e organizzatori del gioco stesso sollecitando nel cucciolo una concatenazione ereditaria di moduli comportamentali naturali che soddisfino una fame motivazionale già innata nel cucciolo.

Per il cucciolo è naturale e, appunto specie-specifico, la voglia di correre dietro a tutte le cose che si muovono in un certo modo tipico della preda naturale, catturarla e ucciderla, per farne trofeo e difenderla dalla competizione degli altri fratellini.

Per farlo dovete esservi già attivati prima a trovare un giochino che possa fare da esca artificiale e abbia quindi tutti i criteri morfologici e possa proporre dei comportamenti tipici della preda viva naturale.

In particolari situazioni anche solo il semplice correre può essere vissuta dal cane come una situazione molto gratificante, per cui la semplice corsa con il proprietario, in bicicletta o a piedi, nel parco, senza altra ulteriore finalità può già di per sé rappresentare un momento di grande intesa sociale e essere vissuta con grande coinvolgimento di Gruppo come comportamento di esplorazione e di controllo del territorio.

Per affrontare correttamente il “Gioco della Preda” dovete essere pronti con la mente e il cuore ma anche con i mezzi e gli strumenti giusti e scegliere un “terreno” adatto.

Per prima cosa procuravi un giochino morbido, ma resistente allo stesso tempo, come ad esempio un morbido peluche a forma di coniglietto con la pelliccia, non troppo rigido e ingombrante, da poter essere tenuto facilmente anche in tasca (oggi i Pet Shop offrono delle cose veramente accattivanti non solo per i sensi del cane ma anche per il piacere visivo ed estetico umano).

Ora dovete imparare a stimolare il cucciolo con il vostro giochino muovendolo  davanti al cane con la velocità giusta, non eccessiva e ne troppo nervosa, in modo da poter essere intercettato dal cucciolo e creare in lui uno stimolo di curiosità e di voglia di cattura sempre più sviluppato, fin tanto che diventerà una vera e propria sfida di abilità e di interpretazione di ruoli.

Perché la preda non sia troppo strettamente connessa con la vostra presenza potete anche legarla ad un legaccio che vi permetterà di farla muovere senza l’uso diretto della vostra mano.

Ma, soprattutto, dovete rendere la preda  artificiale credibile e dovete imparare a fargli fare l’imitazione dei movimenti e dei rumori tipici dell’animale vero, ovvero, muoversi di soccuatto, squittire, arrestarsi improvvisamente per poi fare uno scatto repentino di fuga ( sempre in allontanamento e mai verso il cucciolo che ora è solamente aspirante predatore, ancora, un apprendista !) e di nuovo un arresto, un’altro squittio, e poi un nuovo cambio di direzione verso destra e poi ancora verso sinistra e poi improvvisare  movimento di strisciamento e tentativi di nascondimento e poi di nuovo…la fuga, alla vista del predatore.

Dovete immedesimarvi in una preda in fuga spaventata e disorientata dalla presenza del predatore!!!

Alla risposta del cucciolo nel formulare un tentativo di rincorsa e di inseguimento bisogna rispondere con un movimento di fuga della “preda” che dovrà svincolarsi e destreggiarsi fra i vari tentativi del cucciolo di conquistarla e assolutamente sempre comportandosi come una vera preda che cerca di salvare la vita esibendo tutte le sue abilità, naturali, nello sfuggire al predatore… per poi riapparire in modo provocatorio nel tentativo di ingannare i sensi del predatore.

Ovvero dovete pensare a realizzare un rapporto tipico e specializzato che deve mettere alla prova e affinare allo stesso tempo le reciproche abilità che preda e predatore hanno, in natura, sviluppato tramite un lungo e complesso iter filogenetico estremamente sofisticato e perfezionato e che ha sviluppato una naturale e innata “sensibilità” e “predisposizione” a rispondere agli stimoli specifici esibiti dall’antagonista.
Bisogna ricordarsi sempre che il gioco preferito non è il gioco facile ma neppure quello impossibile da vincere, quindi bisogna porre molta attenzione alla durata del gioco e alla capacità di mantenerlo stimolante, finendo sempre con il successo, della conquista della preda, da parte del cucciolo e con la vostra conferma verbale della sua abilità (Braaa..vo! Braaa..vissimo!!!) come premio sociale gratificante il lavoro-gioco appena fatto insieme.

La preda morta non interessa molto al cucciolo e quindi stà al genitore-organizzatore a muovere le redini del gioco affinchè la caccia e la sfida sia verosimile e piena di interesse, di novità e di coinvolgenti competizioni, divertenti ma anche impegnative allo stesso tempo, ma, comunque, sempre all’altezza delle capacità del cucciolo, sollecitando in questo il perfezionamento dell’attività motoria, della velocità e precisione dei riflessi, dell’attivazione delle risposte condizionate e, non per ultimo, creando una serie di apprendimenti che maturino la sicurezza del cucciolo nelle proprie capacità di avere successo in attività sociali specializzate e naturalmente finalizzate…appunto specie-specifiche.

Nota:

Ci sono mille giochi ai quali i cuccioli sono in grado di rispondere con grande abilità e soddisfazione e che possono fungere quali “scaricatori” di energie accumulate e possono anche stimolare l’intelligenza dei cuccioli verso attività più vicine alle abilità e al contesto, specie-specifico, umano, piuttosto canino, ma non voglio trattare qui questo argomento di cui fornirò solamente una bibliografia generica ( vedi, per citarne solamente alcuni tra gli infinito offerti dal mercato del consumo di oggi: “L’educazione mentale del cane” di Anders Hallgren Edizioni De Vecchi, oppure, “50 Giochi con il Tuo Cane” di Suellen Dainty Edizioni White Star, “Gioca con il tuo Cane di David Sands Edizioni De Agostini)  perché ritengo che abbiano una contestualizzazione “extra-naturale”, che non tengano in considerazione la naturale predisposizione etologica del cucciolo e sottovalutando o, addirittura, ignorando completamente l’Alterità del cane, e che abbiano più senso come esercizi surrogati e utili più al cane adulto, come preparazione alle abilità specifiche di un lavoro finalizzato, piuttosto che ereditato filogeneticamente.

Credo che la maturazione degli istinti e il legame con il Partner umano acquisti  un significato più profondo se segue le regole di crescita e di indirizzamento dei comportamenti prestabiliti su una base ereditaria sedimentata in lunghi periodi, appunto filogeneticamente, per cui i cuccioli sono naturalmente più predisposti a determinati giochi piuttosto che ad altri ( che, ovviamente, comunque non disdegnano, pur di fare qualcosa con noi, come divertimento e occasione per fare movimento) e l’apprendimento, oltre che più corretto e consono alla specie e ai suoi istinti, diventa più facile e spontaneo e credo anche abbia una valenza di espressione di sfogo interiore, appunto di una pulsione innata e che si accumula sempre di più se non ha modo di trovare i stimoli scatenanti idonei al loro rilascio, oltre che di maturazione, di crescita e di formazione della personalità.

Questi istinti, che trovano nel gioco predatoriale una risposta adeguata e “necessaria”, originano spontaneamente e sembrano avere anche oltre che un bisogno di sfogo comportamentale anche una valenza biologico-fisiologica ad esprimersi in determinati periodi sensibile della vita del cucciolo e del giovane cane che non possono essere saltati, o troppo stravolti, senza avere anche ripercussioni sull’equilibrio finale della personalità canina.

Un'altra cosa è la trasformazione del gioco in lavoro che avviene in una fase di maturità già quasi completa dove la finalizzazione di un comportamento segue più una logica di opportunismo e di necessità contingente alla realtà piuttosto di essere l’elemento veicolante lo sviluppo  dell’individualità canina singola e della sua immersione nel mondo e del suo dialogo con il nostro Ambiente umano.

Riprendiamo l’analisi del gioco predatoriale:

Alla fine il gioco deve terminare con il successo dell’azione di caccia e delle strategie utilizzate insieme per realizzarlo ma, soprattutto, ed è una cosa molto importante, è bene che la preda rimanga, dopo che il gioco ha portato alla soddisfazione delle esigenze di scarico delle attitudini innate del cucciolo, in possesso del Genitore-Leader che ricambierà il cucciolo con un gesto di approvazione tattile, una calda carezza espressa con emozione e soddisfazione, e vocale, con tono e inflessione di approvazione e di incoraggiamento, che sottolinei una approvazione e una corrispondente gratificazione di tipo sociale, facendosi consegnare la preda prima che il cucciolo si sia demotivato nel gioco oppure far in modo che la preda sfugga dopo una breve finzione di essere stata uccisa, restando immobile e del tutto inerme, fin tanto che il cucciolo se ne disinteressa o allenta comunque la vigilanza, che è un tipico comportamento di sopravvivenza fondata sull’inganno, e che in natura è molto frequente in varie specie di prede, e che, nel cucciolo, che si vede scappare la preda dopo averla, distrattamente, lasciata priva di attenzione per la perdita d’interesse dovuto alla sua immobilità,  mantiene spiccatamente attivo l’interesse e il desiderio di caccia.

D’altra parte, però, bisogna anche stare molto attenti a non incrementare un altro tipo di comportamento la cui caratteristica negativa non sempre viene subito compresa da chi non è del mestiere.

Questo genere di comportamento nasce dalla “conquista della preda” che una volta catturata può creare, nei cuccioli, sufficientemente dominanti, un senso di possesso della stessa con l’esternazione di un istinto protettivo e del concatenato comportamento di difesa della preda attraverso manifestazioni aggressive che mirano a dissuadere eventuali antagonisti che volessero spartire o rubare la conquistata preda.

Quindi bisogna essere molto attenti, preparati e pronti a reagire con astuzia e velocità, al fine di conquistare per primi la preda lasciando, nell’ultimo step, il cucciolo “a bocca asciutta”, e/o lasciare che la preda venga conquistata insieme a noi, in collaborazione, e concedere il trofeo al cucciolo, come nostra concessione, solamente dopo che avremo di nuovo ristabilito il legame con il guinzaglio in modo che il cucciolo non abbia la possibilità di scappare con la preda sufficientemente lontano (cerchio della dominanza e/o della fiducia…dove il cane è in relazione già stabilizzata ed equilibrata con un ruolo sociale inferiore al nostro) da doverlo rincorrere e con tale comportamento innescare un gioco “pericoloso” di difesa e di senso eccessivo di possesso della conquista individuale che porterebbe, appunto, al comportamento indesiderato della difesa della preda anche nei nostri confronti e declassando, così, il nostro ruolo di Genitore a quello di fratello e verso il quale poter liberamente e senza tanti freni sociali manifestare un comportamento di sfida e di confronto sociale avente come finalità il comando dell’accesso alle risorse (preda conquistata) tipicamente del soggetto Alfa/Dominante e Leader del Gruppo/Branco.

Ovviamente, questo tipo di associazione, se costruita “ad hoc” da un’ Addestratore Professionista, può essere anche utilizzata per aumentare e/o frenare questo tipo di comportamento di possesso e il risvolto comportamentale ad esso collegato e finalizzato alla conquista “guidata” di un ruolo dominante che può, quindi,  aumentare, ridurre, frenare e/o riequilibrare il ruolo sociale e la gerarchia del soggetto all’interno del Gruppo Famiglia.

Comunque, una volta ristabilito il legame di vincolo e di fiducia, attraverso il guinzaglio, con la preda in bocca al cucciolo, si può lasciare che il cucciolo, insieme a noi, che lo conduciamo al guinzaglio (il che è ben diverso dal farlo liberamente con la preda in bocca e dove anche noi, al posto di essere i gestori del gioco, diventiamo  i concorrenti al suo possesso), porti la preda in giro per esibire il successo della cattura come se  fosse un trofeo conquistato in “squadra”.

 

Ovviamente “il gioco della preda” ha infinite possibilità di inflessioni in relazione agli interessi che vogliamo stimolare nel cucciolo, es. quello di ricerca visiva e/o uditiva e/o olfattiva, quello di lotta oppure quello di possesso e può essere vissuto come un corpo a corpo diretto o attraverso giochi combinati con figuranti, normalmente facenti parte della famiglia, organizzando un vero è proprio gioco di società …di tipo canino, però, ricordatevelo sempre!

Importante è che il gioco insieme sia vissuto in modo appassionato e divertente e che pur rimanendo un gioco gestito e organizzato da noi mantenga ed appaia anche una certa componente di verità e realtà, in modo tale che non si percepisca la finzione e, quindi, evitando giochi forzati ed eseguiti solo per compiacenza.

Molto importante è però anche che l’attività rimanga nel contesto della ludicità e non si trasformi in un “lavoro” e non abbia valenza anche minimamente coercitiva, altrimenti il cucciolo perde immediatamente l’interesse verso l’attività proposta non riconoscendovi più, in essa, alcun stimolo tipico del gioco.

I cuccioli percepiscono subito se non stiamo giocando davvero e se facciamo solo finta tanto per soddisfare una incombenza vissuta con sopportazione.

Di solito la prima tentazione di arrivare ad una conquista del successo in una abilità specifica avviene al momento del pasto dove si può già avviare il primo esercizio d’attenzione e sottomissione estremamente facile e naturale da organizzare e da risolvere.

(Vedi esercizi di formazione)

Altri giochi interessanti per il cucciolo sono i giochi di ricerca che possono essere attivati attraverso il gioco predatoriale oppure, con più attenzione e parsimonia a non deviare le finalità, attraverso lo stimolo alimentare, con infinite varianti e inflessioni emotive  possibili, molto divertenti e stimolanti.

Sempre con l’accortezza di studiare e preparare prima la strategia e il campo di gioco nonché rifornirsi di tutto il materiale necessario al perfetto funzionamento dello schema operativo.

 

 

11_Educazione? Serve punire il cucciolo? Serve premiare il cucciolo?

     Serve portarlo a scuola? ...quando, come, perché?

 

Riguardo all’educazione e ai metodi utilizzati in relazione alla problematica della punizione e della premiazione e, in modo più esteso e profondo, legati ai sistemi motivazionali e alla gratificazione  ad essi associati, vi sono punti interrogativi più politici che di buon senso e spesso generati solamente dalla confusione nell’interpretazione dei Ruoli Sociali, che sono all’origine della buona educazione e/o della maleducazione, e complicati ulteriormente da una dimensione di diversità biologica del cane rispetto all’uomo, ovvero, un’Alterità esistenziale che coinvolge anche la sfera comportamentale e che richiede una profonda conoscenza etologica e una notevole capacità di interpretazione da parte dell’uomo che non sia contaminata da antropomorfismi e/o antropocentrismi tipici del Primate cosmopolita.

(per un approfondimento vedi l’argomentazione trattata da I. Eibl Eibelsfeld in “Amore e Odio” riguardanti i rapporti tra Aggressività e il suo controllo attraverso la ritualizzazione e i legami con l’educazione per la vita e il suo evolversi nei vari tipi di società)

 

 

Un’Educazione troppo permissiva nella prima infanzia  porta a frustrazioni, in quanto il bambino cerca un orientamento in questo mondo.

Certe linee conduttrici di natura culturale gli danno sicurezza…egli interroga ed esige anche per apprendere quali siano i limiti del possibile, e questi non debbono essere né troppo stretti né troppo estesi.

 

Ben lo sapeva Rousseau:

 

“Conoscete il mezzo più sicuro

per far infelice un bambino?

Lo dovete avvezzare

a ottenere tutto. Perché il suo desiderio

cresce senza sosta. Presto o tardi,

l’impossibilità di concedere vi costringerà

a negargli qualcosa, e questo inabituale

rifiuto gli sarà di maggior pena

della privazione di quel che desiderava”

 

 

 

Ogni educazione estremista è fondamentalmente intollerante e quindi repressiva.

…e tutte le forme di repressione portano con sé frustrazione e malessere sociale e nutrono il seme della discordia spingendo verso la ribellione e all’affermazione violenta della propria individualità, ovvero, all’Aggressività!!!

 

Altrettanto si può dire per il cucciolo che si aspetta dal suo nuovo Genitore umano, Guida e Partner Sociale di Riferimento, una linea guida coerente e accettabile da un punto di vista biologico e comportamentale, con una chiara definizione di Ruoli, Gerarchie e Ritualizzazioni tipiche per assolvere al controllo dell’aggressività interspecifica, e, ricordiamocelo, cosa di fondamentale importanza, il cane ci vede come dei conspecifici, come fossimo dei canidi, e si comporta e risponde in tale prospettiva al nostro comportamento e alle situazioni che gli proponiamo, ed è, quindi, nostro compito spiegarci correttamente e dare al cane uno statuto da lui accettabile e allo stesso tempo per noi gestibile in forma normale, nella convivenza con lui, all’interno della nostra società umana. (Vedi: controllo dell’aggressività e alterità )

 

In verità, per arrivare al concreto, se il nostro comportamento risponde correttamente alle esigenze etologiche del nostro cucciolo e il percorso educativo si forma rispettando le varie fasi sensibili e le esigenze comportamentali e soprattutto quelle sociali del nostro cane, l’interveto coercitivo non è quasi mai necessario perché automaticamente regolato e tenuto sotto controllo al nascere delle varie possibili conflittualità che quasi inevitabilmente si possono creare, in modo del tutto normale e naturale e spontaneo, proprio per definire e far maturare il nostro rapporto e la stessa personalità, in formazione, del cane e che deve trovare un percorso equilibrato ma soprattutto gestito dal Partner Sociale di “Riferimento” Umano.

In tal modo renderete felice il vostro cane, educandolo contemporaneamente, ed egli si “innamorerà perdutamente” di Voi come nessun essere umano potrà mai fare.

Ricordatevi che però il vostro cane non smetterà mai di imparare da voi e dal vostro, e ora anche suo, Ambiente e continuerà ad interagire con voi fino all’ultimo respiro chiedendovi sempre conferma della solidità del vostro rapporto…magari, con microespressioni, quasi impercettibili, ma continuerà ad interrogarvi, sulla vostra “amicizia”, per tutta la vita.

Dobbiamo “Addestrarci” a questo, e non tanto pensare se punire o no il cane quando il suo comportamento non è adeguato, ma chiederci, invece, dove abbiamo sbagliato e riprendere da lì, da dove probabilmente qualcosa è stato frainteso e/o la situazione ci è sfuggita di mano, e ricominciare correttamente da quella situazione, senza perdere troppo tempo (perche le cose si stabilizzano velocemente, anche, in modo sbagliato), e se questo richiede un atto di forza e/o una forma di risposta coercitiva non dobbiamo vergognarcene e neppure avere paura di usare tutti i mezzi possibili e necessari per ristabilire l’Equilibrio Sociale all’interno del nostro Gruppo e ridefinire velocemente e in  modo assolutamente chiaro i Ruoli Sociali e degli stati gerarchici.

Perché è il nostro  cane che ce lo chiede e che lo pretende da noi!!!

 

La scuola dovrebbe servire a questo, ovvero, “Addestrare” il Partner Sociale del cane a diventare e comportarsi come un Partner Sociale…di Riferimento!!!

Tutto il lavoro che dovreste fare in una Scuola Cinofila ha questa finalità, e tutti gli esercizi e le attività che potrete inventare di fare con il vostro cane dovrebbero essere un approfondimento di questo rapporto, di questo dialogo profondo e straordinario.

L’educazione in sé è solamente una logica conseguenza di tale sviluppo e non potrà mai essere altrimenti insegnata senza infrangere il rispetto della personalità del vostro cane.

La vera, la più profonda e più autentica  gratificazione che potrete mai dare al vostro cane è la Gratificazione Sociale, non esiste ne premio ne aspirazione più grande per il cane!!!

 

12_Quante coccole?

      Il cucciolo mi ringhia…perché e cosa fare?

      Perchè reagisce ai miei rimproveri?

 

Il cane da una importanza assoluta al rapporto sociale.

Il cane è un animale sociale per eccellenza.

A differenza dell’uomo la socialità per il cane è ontologica, ovvero riguarda il suo essere, per lui non può essere altrimenti, invece, per l’uomo, può essere una scelta, per quanto dolorosa e problematica, che può includere, come alternativa estrema, anche una socialità immaginaria.

Per l’uomo la dimensione della socialità, che evidentemente gli appartiene in forma altrettanto profonda, se non anche maggiore, del cane, ha una alternativa possibile, una specie di uscita di sicurezza che è rappresentata dalla possibilità di negarla intellettualmente, ovvero di fare Politica, e pur soffrendone magari anche nel corpo e nella mente, riesce ad eluderne la necessità contingente.

Il cane non può che ragionare in funzione di tale dimensione sociale che per lui è la sua dimensione vitale, e in cui persino la sua individualità, diversamente dall’uomo, appunto, si annulla.

(vedi: Diversità/Alterità del concetto di sociale tra uomo e cane---->diversità specie-specifica tutt’altro che banale)

Davanti a tali dimensioni e tali implicazioni il nostro comportamento si potrebbe imbarazzare alquanto nella scelta di chiedersi se ciò che facciamo è giusto, adeguato o del tutto fuori luogo e sbagliato, ma, in verità, le cose possono essere ridotte ad una realtà più effimera, ma non per questo meno importante, e bisogna assolutamente non dimenticarsene.

Per il cane il ricevere una carezza e/o delle coccole, delle effusioni affettuose, essere puniti o maltrattato, fisicamente o anche solo psichicamente,  è una cosa importante come lo è per l’essere umano, ma a differenza di questo, molto spesso, se non addirittura sempre, tali comportamenti hanno per lui, oltre che significati relativi alla sfera del comportamento affettivo e figliare anche una componente non indifferente di significato che coinvolge profondamente e seriamente la sfera sociale.

Quindi bisogna sempre stare molto attenti a come, e quando, si accarezza il nostro cane, perché questo nostro comportamento non è per lui fine a se stesso ma acquista significati più profondi e legati, appunto, alla sfera della socialità, con implicazioni di ruoli e di definizione delle gerarchie interne al Gruppo.

Anche la ribellione e/o la minaccia, come il ringhiare, oppure, il semplice rituale della copula espresso come attività dissociata e spesso confusa per un divertente, per quanto strano, gioco, e il strofinarsi con il muso sulle nostre gambe, il leccare la nostra mano, o farci il cosiddetto “sorriso”, inteso come comportamento conflittuale fra il desiderio di contatto sociale e l’insicurezza davanti allo stesso, o il saltare addosso, sono tutti segnali che esprimono per il cane sempre anche componenti sociali oltre che portare un significato fine a sè stessi.

Comportamenti e significati sociali che vanno bene interpretati in relazione all’età del cane, alla fase di sviluppo in cui si evidenziano, alla condizione di vita, e alle circostanze scatenanti, perché sono tutti segnali ai quali noi solitamente rispondiamo in modo conscio o inconscio, spesso involontariamente, e in modo più o meno adeguato e che hanno molta importanza nella stabilità ed evoluzione dei  rapporti futuri con il nostro cane e al modo in cui egli si relaziona alla nostra figura di Partner di Riferimento.

Lasciar perdere una provocazione ora, che richiederebbe una minima risposta ritualizzata, potrebbe significare pagarne le conseguenze più avanti quando la situazione è già maturata o consolidata negativamente e dove per riconquistare l’equilibrio sarà necessario un intervento più impegnativo e meno ritualizzato, e dove sarà quasi sempre indispensabile  una maggiore decisività e coercitività e con la probabile possibilità che ci sia già il rischio concreto di trovare nel cane una situazione di risposta conflittualità e/o aggressiva e connessa ad una raggiunta stabilità dei ruoli conquistati e  per mantenere i quali, ora, il cane è disposto ad un confronto più cruento e con capacità inibitorie di altro genere e decisamente più pericolose e difficili da contrastare per il partner umano.

Nota:

Il comportamento aggressivo, in senso lato, è una forma più o meno ritualizzata (che può andare  dalla minaccia all’attacco vero e proprio) legata ad una risposta fondamentalmente di paura.

L’origine di questa paura può anch’essa essere di origine sociale, come normalmente è, come paura di perdere uno status gerarchico, e il ruolo sociale ad esso connesso, che per il cane è una motivazione ontologica, ovvero, appunto, legata alla sfera dell’esistenza e quindi della sopravvivenza e può esser considerata per questo di tipo primario legata ad un istinto originario.

La risposta a questa paura può essere estremamente violenta ed esagerata, per cui non è affatto conveniente trascurare questo tipo di evoluzione comportamentale e sociale, spesso dovuta al fatto di essersi lasciati sfuggire la situazione dalle mani, sottovalutando, o non percependoli neppure, certi segnali di dominanza manifestati nella crescita caratteriale del cucciolo, e che possono, “piccola vittoria” su “piccola vittoria”,  portare, quasi inavvertitamente, il cucciolo ad uno status gerarchico di rango eccessivamente elevato e del tutto inopportuno per un rapporto equilibrato e felice con il Partner Umano.

 

Quindi prevenire è meglio che curare, e prima si interviene meno difficile sarà modificare il comportamento indesiderato…e soprattutto l’intervento deve essere decisivo ed espresso in modo convincente per il linguaggio canino che il cane si aspetta anche da noi!!!

 

 

 

13_Link:

Delle Strategie d’Addestramento, delle associazioni idesiderate e delle insidie del metodo:

 

_Delle Insidie del Metodo

 

Stiamo attenti ai problemi comportamentali che possono nascere per caso e del tutto in modo innocente solamente perché abbiamo frainteso un comportamento o mal combinato e/o interpretato, magari anche in modo del tutto involontario, alcune associazioni che il cucciolo, nel suo sviluppo naturale, ha istintivamente orientato nella direzione delle sue finalità specie-specifiche, piuttosto che verso la direzione che pensavamo di aver capito noi dal nostro punto di vista specie-specifico.

Quindi bisogna sempre stare molto attenti all’Alterità e allo scarto, della cui l’esistenza bisogna sempre tener conto, tra le due linee esistenziali parallele che direzionano le nostre vite, del cane e dell’uomo, con molte analogie e quasi nessuna omologia,  perchè la somiglianza simbolica (l’apparenza) tra alcune sfere della nostra esistenza e di quella del cane, a volte, sono così vicine che possiamo essere tratti in inganno e credere che appartengano alla stessa origine e che abbiano le stesse finalità e siamo indotti anche a credere si accompagnino ad analoghi valori morali che, invece, non hanno.

Le associazioni negative o indesiderate sono sempre in agguato e quasi sempre hanno anche il grande problema, che lavora a nostro forte svantaggio, di essere, autogratificanti e quindi molto difficili da correggere e da reprimere e, soprattutto, di cui è molto difficile controllare il facile, e spesso spontaneo, innescare.

 

 

Tutto nasce dall’ Osservazione e dalla divina capacità di estrarne regole logiche dalle quali possiamo trarre benefici per la vita.

 

_Strategie d’Addestramento, di inganni utili o inutili e di virtù  desiderate o indesiderati:

 La “negazione” del desiderio e la tempra della volontà

 

Il trattenere fisicamente e/o psichicamente  un cucciolo (proibizione = forma di coercizione passiva), impedendogli lo svolgimento della coordinazione ereditaria finalizzata ad una risposta offerta da uno stimolo scatenante non sempre viene intesa come comportamento coercitivo “vero e proprio”, finalizzato all’eliminazione di un comportamento indesiderato , ma spesso, se l’azione “coercitiva” non è adeguatamente incisiva e sufficientemente energica, può far aumentare il desiderio e quindi la motivazione che spinge a voler rispondere a quel stimolo…“proibito”.

 

--> da ciò nasce la dialettica tra la tentazione e il peccato originale come l’apertura al mondo del possibile e della lotta alla conquista del Potere di decidere…secondo libero arbitrio!!!

 

Quindi è molto importante capire se l’inibizione di una certa azione la vogliamo finalizzare ad aumentare l’interesse dello stimolo offerto, aumentando la motivazione  tramite la proibizione.

 

Questo genere di strategia  può servire, in Addestramenti “particolari”, in quanto come conseguenza di questa proibizione si produrrà un aumento del desiderio del cane, ovvero della motivazione per lo svolgimento di  un particolare lavoro anche di considerevole fatica.

Allo stesso tempo, in questa situazione,  la volontà del cucciolo viene messa alla prova, temprandone  così anche la capacità di resistere a particolari stress ambientali “fuori dalla norma quotidiana” e che richiedono quindi una maggiore forza motivazionale proprio perché sono al limite del significato di gioco, piuttosto che di lavoro, e dove si vuole relazionare la maggiore gratificazione alla maggiore difficoltà del gioco.

In natura questo momento diventa il passaggio dalla dimensione ludica del gioco alla cruda e nuda realtà che fortunatamente i nostri cani quasi mai devono espiare per poter vivere comunque felicemente con noi!!!

Questo tipo di comportamento di “frenata”, di “trattenimento”, di “impedimento” dell’azione che mira alla soddisfazione di un desiderio specifico, diventa una specie di rafforzamento, di tempratura, della capacità di persistere per ottenere il successo, combattendo, via via che aumenta la tempra, contro ogni tipo di ostacolo e difficoltà che si frapponga al successo del comportamento finalizzato, e mira, contemporaneamente, anche al rafforzamento della forza di volontà,  stimolando il desiderio di riuscire sempre di più a combattere le avversità, desensibilizzando la paura, l’insicurezza di sé, e la fragilità emotiva.

Questo tipo di esercizio può andar bene per un cane da lavoro che necessita di una forte capacità di resistenza psico-fisica e di una notevole motivazione che lo faccia persistere senza indugi e con forte desiderio nell’azione finalizzata ad esempio ad una pubblica utilità, come i cani da guardia e/o difesa e i cani anti droga della Polizia, o i cani da soccorso, ma non è troppo auspicabile per un cane da compagnia e/o anche da guardia e/o difesa intesa nell’ambito di una normale famiglia che certamente non opera in situazioni di forte stress ambientale.

Questo genere di esperienze maturano in fretta la forza caratteriale e la personalità del cane in una direzione che richiede anche un “comandante” (proprietario e/o educatore/addestratore) molto più forte e capace di farsi rispettare per riuscire a tenere le redini in mano senza perdere il controllo della situazione di Governo.

 

_L’insidia delle associazioni indesiderate involontarie:

 

1)_Rafforzamento spontaneo indesiderato della tempra e il conflitto gerarchico

 

Attenzione poi ad una insidia che non di rado si infiltra nella vita con il nostro cane, ovvero quando  questo tipo di esercitazione, finalizzata al rafforzamento della tempra e della motivazione, nasce e cresce, inavvertitamente e involontariamente ,in modo subdolo, “sotterraneo”ma spontaneo, e in circostanze del tutto “casalinghe” e di normale “routine famigliare”, da una sbagliata associazione e che  frequentemente  può essere dovuta all’insicurezza nella punizione e/o degli ammonimenti espressi dal genitore-umano, qualora volesse inibire un comportamento indesiderato, perché allora siamo proprio nei guai, in quanto, questo tipo d’esperienza, anzichè inibire un comportamento indesiderato e inopportuno ne rafforza la motivazione e tutto il nostro “maltrattamento,” del “povero diavoletto” di un cucciolo, finisce per temprarne le capacità di resistenza ai nostri comportamenti  “correttivi” e/o“educativi” e ad aumentare la sua insensibilità alle nostre risposte punitive più o meno coercitive.

Alla fine, dal perpetuarsi di questa tipo di atteggiamento, si può molto facilmente, e quasi senza accorgersene, arrivare, sempre in modo del tutto innocente, involontario e spesso anche inconscio, a crescere un cane con un comportamento sociale problematico, intollerante ai rimproveri e con risposte aggressive “fuori controllo” e del tutto imprevedibili, e si finirà con lo stabilizzare in lui ruoli di dominanza gerarchica che è meglio non gli competano affatto se vogliamo stabilire rapporti sociali normali, equilibrati, opportuni, adeguati e tranquilli nella convivenza quotidiana con lui.

Questa parentesi, magari anche un po’ allarmistica, non è, però, neppure da sottovalutare troppo ed è  proprio per questo che necessita di un’adeguata  spiegazione delle possibili problematiche comportamentali che possono nascere da un semplice fraintendimento innocente dei rapporti sociali e ribadisce la necessità di un rigore dei ruoli gerarchici nonchè della comprensione, e presa di coscienza, che il cane  ragiona “da cane” e che le nostre risposte devono essere adeguate per questo livello di sensibilità e di percezione della realtà, appunto, tipicamente “canina”.

 

2)_Rinforzo involontario indesiderato da allentamento dello stress

 

Approfitto, anche se magari rischio di diventare un po’prolisso, per affrontare un altro tipico problema comportamentale che si innesca facilmente e in modo del tutto “travestito” proprio  perché si aggancia al comportamento del proprietario che, in buona fede, cerca solo di aiutare e di confortare il cucciolo che a volte sembra proprio disperato.

Succede, a volte, che il cucciolo lasciato solo, nonostante tutte le nostre precauzioni nel cercare di fargli conoscere il posto prima e magari arricchendolo di giochi e di odori e di rumori famigliari, incominci, lo stesso, ad esibire una serie di sinfonie vocali spazianti dal melodrammatico al tragico-disperato e/o con una ritmica da musica “tecno” assordante e ossessiva, senza sembrare di voler cedere nel volume e nella costanza.

Come logica conseguenza, dopo un più o meno lungo periodo in cui il proprietario cerca di far fronte a tale situazione con la massima insensibilità e con il necessario sangue freddo raccomandato  in tali circostanze dall’Allevatore, e con il cuore straziato dalla disperazione del cucciolo e/o perché rischia uno sfratto, cede e va dal cucciolo con tutte le intenzioni di sgridarlo con un comportamento aggressivo finalizzato ad inibire il comportamento sconveniente e inopportunamente insistente del cucciolo.

Di solito tale situazione sembra inizialmente sortire un immediato successo ma ben presto il cucciolo riprenderà l’intonazione del suo “inno” alla disperazione, questa volta magari anche arricchito da qualche impertinenza dovuta alla consapevolezza che, se sarà sufficientemente insistente e rumoroso, il proprietario cederà e tornerà a trovarlo…e che importanza può avere per il disperato cucciolo se questo sarà arrabbiato e lo punirà?!

Di fatto la punizione non sarà mai sufficientemente grande  quanto il sollievo gratificante del ritorno del proprietario e della sua compagnia che tanto allentamento producono allo stress da abbandono che il cucciolo prova nella sua solitudine.

Tanto più il proprietario cede e tanto più si rafforzerà il comportamento del cucciolo!!!

 

3)_Il Rinforzo da allentamento dello stress come Metodo di Addestramento

 

Il “meccanismo” funziona attraverso una delle più forti leve motivazionali utilizzabile in certi tipi di Addestramenti, di tipo “coercitivo”, e quindi molto discutibili sulla loro necessità di applicazione, dove si richiede che il cane esibisca un comportamento, inizialmente, ritenuto dal cane stesso sconveniente, a volte persino antibiologico e/o innaturale, e che quindi incontra la resistenza della sua volontà a eseguire tale azione, e consiste nel mettere il cane in una situazione di forte disagio e stress, in modo da produrre una forte ansia, dalla quale potrà liberasi solamente esibendo il comportamento richiesto.

In breve tempo, se l’operatore sarà capace e abile a sufficienza, il cane avrà modo di soddisfare questo allentamento dell’ansia da stress in modo sempre più veloce arrivando al punto tale che il cane esibirà il comportamento ancor prima che si producano le cause dello stress e che potranno essere anticipate grazie all’associazione di un comando preciso e associato alla richiesta pretesa.

Anziché esibire un comportamento di risposta ad uno stimolo associato alla soddisfazione di un bisogno primario ad esempio quello alimentare, quindi ad una ricompensa di gratificazione positiva, l’azione viene rivolta alla eliminazione di uno stress più o meno esistenziale e di carattere primario che allenta la tensione con un risvolto molto gratificante quanto più grande era il peso da sopportare ( che può essere fisico ma anche psichico):

Per noi umani, questo meccanismo motivazionale, può essere banalmente associato a togliersi un peso emotivo dal cuore ( normalmente , nel gergo comune, si dice “dallo stomaco”)…ma, ovviamente, può essere anche per noi molto esistenziale e più o meno pesante a seconda dalle sfere della vita che può attaccare la minaccia stressante.

Questo genere di condizionamento, molto più presente in natura ( e nella vita quotidiana e, nel uomo,  influenzante moltissimo la sfera emotiva inconscia) di quanto non si pensi, è molto forte nella sua valenza emotiva e il risultato ottenuto con esso sarà molto forte, poco flessibile e oscurante ogni tipo di libertà, o alternativa decisionale, tanto più diventa una gratificazione legata alla “liberazione” da uno stress strettamente associato ad un fenomeno biologico e relativo al principio della sopravvivenza e risvegliando nell’organismo origini istintive molto forti e di tipo primario.

Questo tipo di gratificazione però è anche molto forte e crea un legame particolarmente profondo tra operatore e cane, arrivando a una tale forza sociale che il cane tende a realizzare con estrema e sorprendente velocità e predilezione  questo genere di esercizi dove sembra quasi che la maggiore difficoltà e abilità richiesta nella esecuzione dell’esercizio, per ottenere il successo, sia anche la motivazione del piacere al gioco stesso.

Per cui più il gioco diventa impegnativo e più gratifica, anche a rischio di una maggiore pericolosità dell’azione stessa.

Si rischia la dipendenza da “impavidità”!

In natura, questo atteggiamento risulta molto utile per la caccia a prede più grandi e agguerrite e maggiormente pericolose dove il coraggio del predatore e la sua determinazione sono le condizioni principali per aver successo in questo genere di predazione, insieme alla sua capacità di relazionarsi al gruppo e di coordinarsi con questo.

Ma che può portare anche a “effetti collaterali” legati alla “deparavazione”, ovvero alla infrazione delle leggi biologiche e/o morali interni ad un contesto sociale naturale e normale, nascendo questo tipo di comportamento da un bisogno che estromette l’importanza del nostro giudizio e il valore morale ed etico ad esso connesso in quanto tende ad annullare la forza di volontà di esprimere la nostra capacità decisionale a favore di una “cieca” soddisfazione dell’accumulo motivazionale e del desiderio “irragionevole” ad esso connesso..

Quindi è evidente che è un tipo di condizionamento che necessità di molta responsabilità e capacità operative specifiche molto specializzate dell’Addestratore e coscientemente indirizzate conoscendone gli effetti negativi collaterali nel caso di fallimento e/o imprecisione nelle varie fasi dell’addestramento stesso.

Ma è possibile che il tipo di associazione legato all’allentamento dell’ansia da stress possano succedere anche in modo del tutto casuale e con valenze meno drastiche e molto più effimenre come appunto il richiamo del proprietario nell’ansia da abbandono e il successo ottenuto con atti sostitutivi di vario genere, più o meno pericolosi, come il comportamento distruttivo e/o autolesivo, nell’espiazione dell’ansia da paura ingiustificata,  come ad esempio, dello sparo, dei “botti”, dei tuoni e di tutti quei eventi che possono presentarsi in situazioni dove il cane perde il controllo e si fa prendere dal panico e che conducono spesso alle cosiddette fobie, se involontariamente e ripetutamente rinforzate.

 

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