11_La Diavoleria della Displasia: Punti di vista diversi nel vedere la sofferenza: A chi serve il controllo preventivo
4) Punti di vista diversi nel vedere la sofferenza:
A chi serve il controllo preventivo
Per
l’Allevatore, sì, che le lastre preventive precoci, a 6-7 mesi, possono
avere un senso, ed essere molto utili per non perdere del tempo e
spendere degli inutili soldi d’ investimento in un soggetto non idoneo
ad una carriera riproduttiva, proprio perché permettono all’Allevatore
di avere un’idea provvisoria, ma già probabilmente indicativa, che gli
permetterà di cambiare obiettivo, e di cedere il soggetto, non perfetto
per l’uso in riproduzione, a qualcuno che non ha alcuna finalità di
riproduzione ma intende avere solamente un cane come compagno di
famiglia e destinato alla compagnia e all’affezione.
La
negazione che un intervento non possa portare dei benefici, soprattutto,
nella pulizia dei gomiti, e, soprattutto, in certi casi specifici,
(fermo restando comunque la problematica comportamentale e quindi la
necessità di una seria valutazione del momento ideale per decidere il
momento giusto dell’eventuale intervento non solo sulla riflessione da
un punto di vista solo ortopedico ma anche, magari, da quello
comportamentale), non può essere assoluta, ma neppure l’affermazione che
un’intervento chirurgico sia del tutto risolutivo è affermabile senza
riserve, e quindi è consigliabile riflettere bene sulla scelta giusta da
intraprendere, considerando magari anche che forse l’intervento risulta
probabilmente più indicato ad aiutare quelle razze di mole e peso molto
consistente oppure che la Selezione ha spinto verso un lavoro molto
pesante per le articolazioni, ma non certo per un Golden o un Labrador
Retriever.
Il risveglio della Natura non è mai così limpido...ma ha una forza dirrompente
Già
solamente questa questione della incertezza della diagnosi e,
soprattutto dell’esito dell’intervento, se fosse il mio cane, mi farebbe
riflettere con maggiore ponderatezza e giusta valutazione dei pro e dei
contro per il benessere del cane.
Se il peggioramento è
solamente ipotetico e fondato non tanto su di un dato reale ma solamente
dedotto da una logica scientifica, e il risultato dell’intervento è del
tutto, anch’esso, viziato da un grado più o meno alto di probabilità di
successo, oppure no, mi porrei un serio dubbio sulla vera necessità, o
meno, di un intervento chirurgico mirante a prospettare un miglioramento
della vita del cane, soprattutto se questa prospettiva viene proposta
in modo pressante e urgente, perché si rischia che l’urgenza si
trasformi, invece, solamente in frettolosità.
L’intervento è
una “de-cisione” che ci separa dalla possibilità di un ritorno sui
nostri passi o sulle nostre riflessioni e quanto è stato fatto rimane
inesorabile, e ci si dovrebbe, invece, citando il pensiero di John
Hunter, avvicinare a questa “forma” della cura, che è decisamente
l’ultimo capitolo delle scelte possibili, con vera riluttanza.
Il
fatto che, oggi, esistano gli strumenti e la capacità per un’intervento
chirurgico mirato a correggere, eliminare, e, addirittura, prevenire la
probabile insorgenza della patologia non significa che questo
intervento “s’abbia da fare” assolutamente, ne che sia indispensabile e
tantomeno necessario.
Il controllo Radiografico delle anche
e dei gomiti nasce come Metodo diagnostico per valutare la perfezione
delle articolazioni dell’anteriore e del posteriore al fine di un
miglioramento della salute genetica del cane da un punto di vista della
riproduzione, ovvero è nato come strumento di valutazione che doveva
aiutare ad escludere, con ragionevolezza, i soggetti peggiori dalla
riproduzione, concentrandosi solamente sui soggetti migliori da questo
punto di vista.
La possibilità di sfruttare questo sistema,
nato e progettato con finalità precise, in un contesto diverso, ovvero
quello della cura, cercando d’individuare “precocemente” i soggetti
“sospetti” o affetti, in forma più o meno severa, da tale patologia al
fine di sottoporre il soggetto colpito ad un intervento riparatore, non
ha nulla a che fare con una necessità reale.
Pearl Russia Uliana...una vera forza della natura...con il ciuffo da Guerra
E’
semplicemente tipico dell’essere umano, quando una metodologia
diagnostica non produce risultati, in un contesto reale, di cambiare il
contesto anzichè la metodologia, ma concettualmente è una pazzia, perché
cosi facendo il risultato non cambia e, anzi, continuerà a produrre
sempre lo stesso fallimento!!!
Si finisce, pericolosamente, per
distorcere la realtà per volerla vestire di un abito che non le è
adatto, piuttosto che cambiare le regole del metodo, cercando di trovare
un’adattabilità strategica della ricerca, più consona al fenomeno reale
e alle conseguenze da questo prodotte.
L’Allevatore, oggi,
ha un giusto motivo per essere molto arrabbiato e allo stesso tempo
deluso davanti alla sua totale impotenza diffronte a questa problematica
delle Patologie Articolari, dove esiste il preconcetto che un Golden o
un Labrador siano due Razze assolutamente da verificare con uno
screening radiografico precoce, argomentazione sollecitata, di routine,
anche da una aggiuntiva propaganda di alternative assolutamente
pessimistiche, dove, questi controlli, se non venissero eseguite a
tempo, ovvero, appunto, precocemente, si condannerebbe, con “assoluta
certezza” e senza alcun dubbio, il povero cucciolo ad una vita futura
disgraziata, soprattutto, se non si ricorre immediatamente
all’intervento chirurgico, affermazione, questa, tutta da verificare nel
suo corrispondere alla realtà.
Sì...sono molto arrabiato!!!
Chi
acquista un cucciolo, oggi, deve essere informato in modo talmente
esplicito e chiaro, su tutto questo scenario triste e sconfortato, che
l’Allevatore sembra affetto da paranoia, nel suo ridurre il contratto di
vendita alla elementare, ma “chiara ed esplicita”, dichiarazione della
conoscenza della Esenzione Ufficiali delle Patologie Ereditarie dei
Genitori-Riproduttori e della conoscenza che tale condizione non
garantisce affatto, nel cucciolo, che egli sia escluso dal rischio di
maturare tali Patologie essendo le stesse delle Patologie dello Sviluppo
e specificando, altrettanto chiaramente, che si cede il cucciolo, non
per la finalità riproduttiva, ma solamente quale animale da compagnia e
d’affezione.
Perché tutta questa, “preoccupazione”, e tutta
questa fretta interventistica, che facilmente conquista toni polemici,
sulla questione delle Displasie?
Chi è riuscito a
condizionare intellettualmente il giovane mondo scientifico, nel cercare
di essere “all’avanguardia” a tutti i costi, che non vede altro che la
chirurgia come soluzione, non “estrema”, ma, di routine?
Nessuno
si preoccupa più di tanto, ad esempio, che alcune Razze, più
“sfortunate”, muoiono a 5-6 anni solamente per l’eccesso, ottenuto
attraverso la Selezione, della loro mole, oppure quei disgraziati
iper-brachicefali di cani che sono perennemente a rischio d’asfissia,
oppure quelle Razze nate per vivere al gelo e che sono costrette a
vivere nelle nostre case surriscaldate, a quei cani nati per correre che
svolgeranno una vita da prigionieri del guinzaglio e moriranno dopo una
squallida vita “a catena” del proprio proprietario, o a quei cani
iperselezionati per la loro aggressività che fanno una vita da perenni
“arrabbiati”, maltrattati da chi cerca di trattenerne le continue
esuberanze, e, ancora, a chi frega di tutti quei cani “grassi” che
vivono in città con rassegnazione trasformandosi, per metamorfosi, in
simbionti del proprio proprietario, e a chi frega di aver trasformato
un’animale predatore e gregario in un onnivoro che soffre di allergie di
ogni genere e che continuiamo a ingozzare con mangimi confezionati
artificialmente ottenute dallo scarto che resta della catena alimentare
già depauperata dall’uomo, e dagli animali da reddito, e che vengono
venduti ad un prezzo da capogiro solo per dare al proprietario la
sensazione di offrire il meglio che c’è sul mercato, potendo questi
così, con la massima tranquillità e serenità, chiudere gli occhi davanti
alla consapevole impressione che, tutt’al più, sia il meglio del
peggio, ma almeno non deve occuparsi, direttamente, della alimentazione
“anche” del cane.
Chi si pone la domanda se la vita di un cane
potrebbe migliorare con un metabolismo ideale oppure con un apparato
scheletrico più funzionale al movimento.
Non vi siete mai
chiesto quanti passi in più deve fare un cane, nella sua vita, in
relazione alla taglia, alla lunghezza dei raggi ossei e della maggiore
fatica sostenuta per una più o meno particolare conformazione e
inclinazione del suo bacino, della sua colonna vertebrale e/o della
lunghezza del suo collo?
Un femore più lungo o più corto o,
semplicemente, più o meno angolato, può far vivere una vita con maggiore o minore fatica e sofferenza fisica di una displasia dell’anca o del gomito.
Eppure
nessuno, grazie a Dio, ancora, pensa di fare un’intervento chirurgico
per raddrizzare la linea dorsale o l’inclinazione del bacino o la
lunghezza del femore o della tibia di un Pastore Tedesco o di un
Levriere.
Ma la “follia” umana della “ragione di ghiaccio” è
senza limiti e senza freni, e tutto, prima o poi, può diventare
possibile, basta che il profitto, e non banalmente solamente economico,
trovi la giusta maschera con cui travestirsi per poter essere venduto
come necessario al nostro benessere.
Fior d'Acqua Strenght, per gli amici Max...a me è toccato il "nero"
e non potete neppure immaginare che "vitaccia" d'estate,
per fortuna che la Natura mi ha "compensato" con una bella e grande lingua
Tutte
le condizioni “specializzate”, che sono considerate della massima
normalità, anzi, addirittura, considerate, e giustamente, di pregio,
ovvero esprimenti la caratteristica più Tipica della Razza, il loro
Pregio “relativo”, appunto, dovrebbero o almeno potrebbero,
teoricamente, rappresentare delle cause reali per far “soffrire” un
Cane, di una determinata razza, più di un altro. Tutte queste
specializzazioni nascono comunque dalla conformazione naturale della
struttura motoria, dalla sua possibilità di variazione, ma, volendo,
potrebbero essere criticate come intervento arbitrario umano nei
programmi della Natura, ed essere considerate come uno stravolgimento
operato attraverso la Selezione, orientata in quella particolare
direzione specifica, dall’uomo, in ragione ad una funzione da assolvere,
decisa sempre dall’uomo, e che si potrebbe tranquillamente non
considerare poi tanto normale quanto si pensa e si dà, banalmente, per
scontato, per cui se ne potrebbe anche fare a meno, e si potrebbero
allevare semplicemente dei bei mesomorfi, normolinei e normosplancnici.
Tutte
queste condizioni “specializzate”, fisiologicamente considerate normali
e tipiche, se analizzate solamente da un punto di vista intellettuale e
con la mera logica meccanica e in modo distaccato dalla realtà e
solamente per dar retta alla logica dei principi teorici, per cui, un
cane “normale”, potrebbe teoricamente “soffrire” più di un altro,
altrettanto “normale”, solamente per uno svantaggio fornitogli dalla
madre natura, porterebbero a pensare che non si dovrebbero più
Selezionare quei caratteri “specializzati” che fanno Tipica una Razza, e
che per quanto, appartengono alla cultura e alla storia dell’uomo, in
ragione ad esigenze della vita quotidiana, che hanno forgiato e creato
l’odierno modo di essere delle Razze Canine e del specifico rapporto che
riusciamo ad instaurare con loro, risultano comunque del tutto
arbitrarie rispetto la naturale evoluzione morfologica alla stato
selvaggio, inteso come stato di Natura, o naturale.
Ma
rimane comunque una questione relativa perché nell’evoluzione non si può
di certo pensare di escludere l’Ambiente, cosi poco “naturale”,
dell’uomo e non considerare il suo influsso come appartenente anch’esso
alla condizione naturale delle cose e della realtà.
Ovvero
anche l’apparire così antinaturale, dell’uomo, in verità, fa parte della
evoluzione naturale delle cose, che ci piaccia o no.
Ma, se
neghiamo la “specializzazione” nel cane, dove finirebbe tutta la nostra
cultura cinofila, e con essa, anche tutta la variabilità delle razze
canine che oggi sono più di 400?
Ritorneremo al mito del buon selvaggio che nel cane si tradurrebbe del buon meticcio.
Ritorneremo
al “mito” dell’operato “normale” della Natura, del “buon selvaggio”,
dove impera il meticciamento del tutto casuale dei caratteri in
relazione alla naturale legge della sopravvivenza in un determinato
orizzonte ambientale e dove l’intervento dell’uomo sarebbe di interesse
solamente traversale e del tutto casuale.
Ora, mi chiedo,
perchè la sofferenza “per eccellenza” è diventata quella connessa alla
imperfezione articolare, con un grado più o meno alto della patologia!!!